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Alluvioni e mareggiate
 in Liguria dal 1894 al 1932

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QUI TOURING dell'ottobre 1972 - Copertina con interrogativo: "E' ancora possibile salvare la natura ?"

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su Liguria e Toscana

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
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Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
 alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
 la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
 in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
 Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
 e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

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Argomenti del sito in primo piano,
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Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo...

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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito...

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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore

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Ferrovia Pontremolese
Una linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana

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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena...

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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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In Liguria alluvioni, mareggiate e frane sono una costante del territorio

La Liguria ha una conformazione orografica molto particolare. Lungo l'arco regionale troviamo una striscia costiera - larga in media pochi chilometri - alle spalle della quale si elevano colline e/o montagne. Emblematico è il territorio delle Cinque Terre (Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO) dove rinomate località di turismo e villeggiatura sono posizionate su rilievi alti circa 500/600 metri che finiscono direttamente nel mare.
Questo tipo di territorio presenta notevoli vantaggi dal punto di vista climatico che, per esempio, si sono tradotti in uno sviluppo particolare della flora. In Liguria ci sono circa 3.000 specie di fiori spontanei ed un vasto contingente di piante alpine e marine, oltre a muschi, alghe, licheni e felci. Un panorama fantastico che rende unica questa terra.
Di contro, un territorio così strutturato presenta un grave handicap dal punto di vista meteorologico. Quando arrivano le perturbazioni di origine atlantica il transito delle nuvole cariche di pioggia è ostacolato dai monti alle spalle della costa e dalle correnti fredde che scendono da nord. In pratica il periodo di stazionamento dei nembi sui nostri cieli è maggiore e la compressione dell'aria che ne deriva fa condensare maggiormente le goccioline di umidità. Queste aumentano velocemente di volume col risultato che la pioggia che si scarica a terra può essere molto abbondante. Quando al fattore abbondanza si somma il fattore tempo ecco che le precipitazioni si trasformano in nubifragi e ingrossano i corsi d'acqua dando luogo alle alluvioni. Questa è una costante da tempo immemorabile. Pensate che la provincia della Spezia è talmente piovosa che, in gergo volgare, viene soprannominata il "pisciatoio d'Italia".
Contro questa situazione naturale l'uomo ha poche armi da sfoderare: può giusto limitare i danni con appropriate opere idrauliche o mettere in atto sistemi di prevenzione, uno dei quali - per esempio - è quello di impedire che gli insediamenti abitativi sorgano troppo vicini ai corsi d'acqua. La Liguria è piena di paesi che sono costruiti dentro quello che un tempo era l'alveo di un fiume o di un torrente.
Per eliminare completamente ogni pericolo e devastazione bisognerebbe avere a disposizione un enorme ombrello che, in casi eccezionali, ripari l'arco ligure dall'acqua piovana, scaricandola nel mare. Siccome questa è fantascienza, non resta che rassegnarci a convivere con queste situazioni meteo.
Su questo tema ecco una raccolta di articoli che partono dal 1894 e che descrivono alluvioni e devastazioni operate da corsi d'acqua impazziti, violente mareggiate, frane e altre tragedie umane causate dalle abbondanti precipitazioni sul suolo ligure. I resoconti degli avvenimenti sono veramente impressionanti e testimoniano che il tempo passa ma il copione è sempre lo stesso (da centinaia di anni e anche più).

In altra sezione del sito »»  Studio di Legambiente sull'elevato rischio idrogeologico della Liguria
OTTOBRE 1894 - Ad Oneglia scontano con l'alluvione la febbre edilizia

Il rivo Santa Lucia ha brevissimo corso e durante la maggior parte dell'anno rimane asciutto. Solo nella stagione invernale è solcato da un tenue filo d'acqua. In seguito alla febbre edilizia che imperversò anche ad Oneglia, dopo il terremoto del 1887 questo ruscello - per circa un centinaio di metri - nell'ultima parte del suo corso venne quasi interamente coperto da edifici, da un solido volto in muratura ed infine, proprio alle foci, da un robusto ponte. Nell'eseguire tali lavori, l'alveo del Santa Lucia venne ristretto in

più anguste sponde, sicché le acque, straordinariamente ingrossate - in seguito ad un vero diluvio durato più di sette ore - non trovando via di scorrimento adeguata fecero scoppiare il volto, travolsero il ponte e danneggiarono in parte anche la robusta diga a scarpata che sorge a fianco dello stabilimento balneare.

Alluvioni, mareggiate
e trombe d'aria in Liguria
dal 1933 in poi

In un terreno alluvionale, incassato tra l'argine destro del torrente Impero ed il muro di cinta della proprietà del farmacista sig. Tommaso Bonavera, sorge una casa in legno mal connessa che serviva d'alloggio alla famiglia Bernabò, i cui componenti furono salvati a stento dall'annegamento. Sembra impossibile che quel ricovero di tavole abbia potuto resistere all'acqua che lo cingeva da ogni parte raggiungendo un'altezza di più di due metri, arrivando fino al soffitto del primo piano.
Nel pomeriggio di ieri (26) un'immensa folla si riversò e stazionò in permanenza lungo la via di Borgo Peri e sulla via della «Rabina» che corre proprio a perpendicolo sulla spiaggia del mare, il quale era torbido ed agitatissimo. Gli occhi dei presenti scrutavano dolorosamente l'orizzonte nel tentativo di intravvedere i corpi di Alessandro e Nicola Amoretti, che erano stati trascinati via dalla corrente del Santa Lucia.
Quale strazio per i parenti delle due vittime deve essere quello di aver perduto in modo tanto tragico i loro cari ed il sapere che le loro amate spoglie giacciono in fondo al mare agitato, che forse verrà a deturparle contro le rocce del Lido...

NOVEMBRE 1898 - Nel porto di Genova la rovina del molo Lucedio
Il mare cominciò ad ingrossare straordinariamente e  - nelle prime ore della notte del sabato - le ondate si accavallavano con una furia spaventosa le une sulle altre, elevandosi ad altezze vertiginose come montagne. Verso le tre di notte, quando la tempesta sembrava placarsi, ecco che i cavalloni rompevano e asportavano, come per un colpo di bacchetta magica, la casetta del fanalista e il lanternino posti sulla punta del molo Lucedio nel porto di Genova. Per fortuna non si registrarono vittime.
Per dare un'idea sufficiente della violenza indescrivibile del mare e del vento, si pensi che le ondate aprirono col loro impeto una breccia nel molo Lucedio (alto ben 24 metri) formato da massi ciclopici; la breccia andò allargandosi con la rapidità del fulmine tra i posti di approdo aventi numeri 6 e 19, segnati a caratteri cubitali all'epoca dell'esposizione colombiana del 1892 per regolare l'approdo delle navi convenute da ogni parte del mondo nel porto genovese.
Dopo essersi aperte un varco, le onde si riversarono nel porto con tutta la violenza di un oceano in rivoluzione, asportando in breve tempo oltre trecento metri di costruzioni. Lo scrosciare dei cavalloni sempre più alti, che flagellavano ogni cosa in un velario di schiuma, era assordante e grazie alle raffiche di vento faceva ripercuotere il suo eco fin nelle parti della città più lontane dal mare. Le calate furono invase, inondate, devastate: ogni colpo di mare le spazzava da cima a fondo.
Il potente incrociatore germanico«Herta» strappò sette cavi di ormeggio e si addossò alla cannoniera «Scilla» che riportò gravi danni al bompresso e all'opera morta. Lo Scilla, rotta la catena di sinistra, venne trascinato con la rapidità di un'aquila verso il molo guardiano dei bacini, dove si fracassò la poppa. Il piroscafo «Marco», che era in disarmo, venne investito dalla cannoniera e riportò diversi squarci sopra la linea di immersione. L'incrociatore tedesco venne recuperato con grande fatica dai piloti del porto. Con un'operazione che si protrasse fino alla mattina, alle ore dieci si riuscì ad ancorarlo al molo Galliera grazie all'aiuto di diverse barche a vapore inviate dalla Capitaneria. In questo lavoro fu fondamentale l'apporto del pilota pratico sig. Pozzo, il quale guidava la nave dopo essere riuscito a salire faticosamente a bordo.
I danni riportati da queste imbarcazioni sono rilevanti, anche se fino ad ora non esattamente precisati.
La nave «Koningin Louise», proveniente da Brema con 132 passeggeri, dovette bordeggiare per circa tre ore di seguito prima di poter entrare in porto e non senza continuo pericolo. Anche in questo caso tutto finì bene per il sussidio portato dalla barca a vapore dei piloti portuali ai quali era stato richiesto soccorso.
Mentre le sirene con fischi prolungati segnalavano l'allarme in tutto il porto ed incitavano gli operatori a mettersi in salvo come meglio potevano, da tutte le alture che dominano la città una folla trepidante seguiva le operazioni di salvataggio delle navi e il mare in tempesta che inondava il molo Giano, mentre il molo Lucedio era già completamente sparito sotto l'irruzione dell'acqua.
SETTEMBRE 1900 - Nel Savonese torrenti impazziti trascinano a mare i boschi
Ieri prima di mezzogiorno era piovviginato ma nulla lasciava presagire il disastro che sarebbe accaduto poi. Fu dopo le ore 1,30 che le acque del Pora cominciarono ad alzarsi ed in pochi minuti la corrente turgida e impetuosa raggiungeva le arcate del ponte di ingresso a Finalborgo e dell'altro, detto ponte di testa, più a ponente del primo.
Fu tosto un fuggi fuggi, un bloccarsi nelle case dopo aver elevato due specie di barricate alle due porte d'acceso della città. In un baleno l'acqua straripando e gorgogliando orribilmente invadeva tutto il territorio circostante, travolgendo nella sua piena immane un'enorme quantità di alberi e di arboscelli schiantati dalle radici dal suo fatale ed irresistibile avanzare.
Il crescere delle acque ebbe il sopravvento sulle due barricate; sorpassata ogni diga queste irruppero nell'atterrita città, invadendone le strade e le piazze, fino rasente i primi piani. La marea farraginosa pervase ogni angolo; le radici e i detriti di ogni specie s'accumularono formando una barricata di due metri d'altezza per quaranta di lunghezza.
Finalmarina ebbe la sua buona parte d'inondazione. La piena del Pora fece crollare il ponte della ferrovia, verso la stazione, interrompendo il transito dei treni; anche la strada provinciale è interrotta perché la furia delle acque ha divelto il recentissimo ponte in legno.
A Pietra Ligure i danni sono gravi come a Finalborgo: il Maremola oltremodo ingrossato straripò in diversi punti allagando completamente la città e asportando il grande ponte sulla strada provinciale. Le sue acque si riversarono poi verso Borgio devastando tutte le campagne e abbattendo buona parte dei muri di cinta. Il livello dell'acqua nelle strade cittadine fu di oltre un metro; allagati tutti i piani terreni e la caserma dei Carabinieri. Alcuni abitanti furono salvati per mezzo di barche. La furia delle acque rovinò tutti i pali della luce elettrica ed il paese dovette fare ricorso in via provvisoria all'illuminazione a petrolio. Una nota di merito va ad una guardia forestale che, accortasi del pericolante ponte provinciale sul Maremola, fece allontanare la folla che lo occupava per godersi lo spettacolo della piena che si riversava in mare. Attualmente risultano dispersi un bambino di nove anni e due adulti che, malgrado il mare in tempesta, avrebbero varato una barca per recuperare delle masserizie.
Notizie ancora più gravi giungono da Tovo San Giacomo e Giustenice che non sono raggiungibili perché tutte le strade sono franate. La furia delle acque ha rovinato completamente tutte le case e i molini, asportando le masserie e non pochi quintali di farina.
Da Savona a Zinola il tragitto si può compiere in vettura, con le ruote che affondano in un mare di fango. Alla fragilità delle costruzioni moderne fa da contrasto l'arco ardito dell'antico ponte anteriore al Cinquecento, che si crede ricostruito sull'antichissimo - romano - appartenente alla Via Emilia. Esso si erge superbo ed incolume ed è l'unico sul tragitto attraverso il quale ci si può ricongiungere a Vado.
GIUGNO 1903 - Con l'estate alle porte La Spezia viene colpita da un nubifragio
Più volte nel passato il centro urbano della Spezia aveva subito inondazioni a causa di violenti rovesci di pioggia, delle intemperanze del torrente Lagora, delle alte maree che impedivano il regolare deflusso delle fognature: spesso l'acqua aveva allagato cantine, negozi, uffici, appartamenti al piano terra, arrecando notevoli danni.
Un'alluvione veramente memorabile, documentata da numerose fotografie, fu quella che si verifico l'8 giugno del 1903. Si annunciava l'estate, gli spezzini pensavano già ai bagni e nulla lasciava presagire che la città sarebbe finita sott'acqua per un diluvio.
Il giorno precedente, infatti, il Golfo della Spezia aveva visto una giornata molto soleggiata. "La Nazione" dava notizia che nel cantiere navale del Muggiano, con un tempo splendido, era stata varata felicemente la goletta «Giovanni Pellerano»; nel pomeriggio, sempre sotto un cielo sereno, si era svolto un corteo di studenti irredentisti che, recatisi sotto il consolato Austro-Ungarico, avevano poi protestato al grido: "Abbasso l'Austria, Evviva Trento e Trieste".
Il giorno dopo invece si scatenò un violento nubifragio, come riporta la notizia datata 8 giugno: "Questa mattina, causa la pioggia caduta a dirotto per diverse ore, la città venne in buonissima parte inondata, specie nei punti più bassi. In alcuni negozi, ove l'acqua aveva raggiunto la massima altezza arrecando danni, vi si trovano pompieri civici e della Regia Marina onde asportare l'acqua. Durante il nubifragio venne interrotto il servizio dei trams elettrici..."
Dalle fotografie si rileva che Piazza Cesare Battisti rimase completamente allagata; i passanti nei portici di Via Chiodo ebbero l'acqua fin sopra le caviglie, l'acqua invase anche tutto Corso Cavour fino all'intersezione con i giardini pubblici, ancora privi del monumento equestre a Giuseppe Garibaldi che verrà poi eretto nel 1913.
NOVEMBRE 1905 - Una grande mareggiata insidia le case di Riva Ligure
Da vari giorni una terribile mareggiata minaccia la parte di ponente di Riva Ligure, tanto che una ventina di famiglie, ieri sera, dovettero sloggiare asportando altrove le masserizie in quanto le loro abitazioni possono crollare da un momento all'altro...
Il mare si è talmente ingrossato che, penetrando nell'interno e lavorando nelle fondamenta, ha già fatto crollare il pavimento di molti magazzini; se disgraziatamente dovesse continuare nella sua opera devastatrice, le abitazioni in pericolo potrebbero perdere il loro equilibrio e trascinarne altre nella caduta. Questo danno deve in gran parte attribuirsi all'inerzia delle passate amministrazioni, le quali non vollero mai provvedere nonostante le reiterate istanze delle persone intelligenti del paese, nonché di molti consiglieri.
Visto che il paese è molto piccolo, se altre famiglie dovessero abbandonare le loro dimore potrebbero insorgere gravi difficoltà nel reperimento di alloggi dove ospitarle
18 novembre 1905, ore 18,20: La situazione si aggrava - La furia del mare continua a colpire l'abitato di Riva; le onde scalzano le fondamenta delle case che minacciano di crollare da un momento all'altro. La popolazione è molto allarmata.
Gravi danni anche a Santo Stefano al Mare dove a causa della forte mareggiata ci sono 15 abitazioni pericolanti. Le autorità ne hanno ordinato lo sgombero e coloro che vi abitano si sono dovuti accampare all'aperto...
NOVEMBRE 1910 - Per il maltempo la Riviera dei Fiori diventa un mare di fango
Desolante spettacolo da Sanremo a Portomaurizio: interrotte le comunicazioni ferroviarie e bloccate tutte le strade provinciali. Le strade montane che serpeggiano sui fianchi del Verde sono tra quelle dove più violento è stato il fortunale. Ma intorno quale desolante spettacolo!
Sotto lo stradale non è che una rovina degli ubertosi olivi; garofani, rose e giaggioli affogano in una fanghiglia limacciosa, tra cumuli di sterpi e tronchi d'albero - schiantati o divelti - e casupole crollate.
Ad Arma di Taggia sono andate completamente distrutte le coltivazioni di violette ed al posto dei prati riboccanti di reseda c'è solamente una vasta palude d'acqua torbida nella quale si specchiano, come spaurite, poche casine sperdute tra quello squallore.
Lo stesso panorama lo troviamo a Riva Ligure, a Santo Stefano al Mare, a Sanremo e a Portomaurizio. La gente a cui - in poche ore - è stato distrutto ogni avere ed ogni speranza vaga atterrita e lamentosa tra quelle desolate piaghe che hanno visto in una notte dirompere ogni più fiera violenza del cielo, del fiume e del mare. Quel mare dove lungo la riva si avventano muggendo i marosi sui quali galleggiano i mille frantumi che la furia dei nembi ha travolto giù per le valli, dai monti e dai piani devastati.
GIUGNO 1915 -  L'alluvione del Teiro a Varazze provoca 3 milioni di lire di danni
La fatale piena che le lunghe e continue piogge dei giorni scorsi hanno occasionato  - in seguito ad uno spaventoso nubifragio che si abbatteva sul territorio di Varazze, nella notte del 24 e nel mattino susseguente - riusciva ad avere ragione degli argini del torrente Teiro (poderosamente restaurati pochi anni orsono) e correva devastatrice per quasi tutto il paese.
I danni, che sono già ingenti a cominciare dalla località Pero, si fanno enormi a partire dalla frazione Parasio. In quel luogo le acque, trascinati enormi macigni e cataste di legnami in un'arcata del ponte Piccone, non potendo espandersi per l'unico arco superstite invasero gli orti circostanti e fecero crollare l'abitazione del sig. Organetto Nicola. Irruppero quindi nel civico ammazzatoio, ove divelsero i muri del cortile e l'enorme peso pubblico che fu trascinato a buona distanza, con gravi danni.
Spazzata via, sotto la chiesa di San Donato, un'impresa elettrica; rovinato il pian terreno di un edifico dove era aperta un'osteria; il Cotonificio Ligure fu a sua volta invaso in tutto il suo piano terreno, ove gli operai saranno impossibilitati a lavorare per parecchi mesi; danneggiati anche una conceria, una segheria, un negozio di mobili...
Nel palazzo Gustavino - già terribilmente provato dall'inondazione del 1909 - gli inquilini del primo piano ebbero invasi dalle acque i locali e rovinati i loro mobili e provviste. Così dicasi delle case Firpi e delle palazzine Doria.
Il fiume immane si trovava quindi la via sbarrata dal ponte ferroviario e dalla ferrovia stessa. Rompeva i parapetti del primo, si precipitava ad invadere via Maroncelli, arrivava con orrida furia in piazza Municipio ed allagava tutti i negozi ivi esistenti.
Nella parte est il Teiro rompeva completamente gli argini nei pressi degli alberghi Genova e Torretti, congiungeva le sue acque col torrente Arsocco (anch'esso in piena), e dava l'assalto al ponte della provinciale - poco lontano dal mare - abbattendolo completamente, con grande fragore e terrore.
Il Teiro in piena finiva la sua corsa nel borgo di Solaro, aprendosi una foce nella piazza Umberto I e trascinando a mare le cabine dello stabilimento balneare del sig. Giobatta Craviotto.
In quella località c'è stata la perdita di una vita umana, quella di suor Maddalena Forzano (62 anni) dell'Istituto Santa Caterina, la quale, vista l'irruenza della corrente, era corsa in Chiesa per portare via dal tabernacolo il Santissimo, che poteva essere risucchiato dai gorghi. Le sono però mancate le forze e a nulla sono valsi gli sforzi delle altre suore per salvarla dall'annegamento.
SETTEMBRE 1915 - Nella Riviera di Levante l'acqua irrompe, distrugge e uccide
L'acqua caduta straordinariamente abbondante nella notte dal 24 al 25 ha fatto gonfiare spaventosamente i torrenti Boate e San Pietro, i cui argini non hanno resistito alla violenza delle correnti. La massa d'acqua - dopo aver invaso la pianura degli Orti -  si è aperta un varco tra il ponte ferroviario sul Boate (che non è stato demolito ma solo lievemente danneggiato) e il ponticello che sovrasta Corso Umberto. Dopo essersi unita a quella del torrente Cerighetto (pure in piena), in pochi istanti ha inondato tutte le vie di Rapallo, i vicoletti, i passaggi, i portici, muggendo rabbiosamente.
Molte persone che si trovavano fuori per costruire opere a difesa delle proprie proprietà sono state raggiunte dalla corrente. Quattro uomini, sette donne e due bambini non ce l'hanno fatta a porsi in salvo e hanno perso la vita, orribilmente straziati dopo essere stati sbattuti dall'acqua contro i muri delle case.
In tutto il territorio, fino ad ora, sono stati rintracciati 15 cadaveri, alcuni dei quali sono ancora nella camera mortuaria in attesa dei funerali. L'uscita dagli argini del torrente San Pietro ha fatto si che alcune case della frazione Sant'Anna siano crollate in seguito all'alluvione.
Una famiglia di contadini è stata trascinata via dalla violenza delle acque insieme alla loro abitazione. Di questi disgraziati si ignora la sorte. Anche nel paesino di San Pietro ci sono stati crolli e, al momento,  le vittime accertate sono due: il tredicenne Enrico Arata e una donna, Rosa Castagneto.
Rapallo è una città in rovina, distrutta, devastata...
Metà dei giardini pubblici in piazza della Saline non esiste più. A destra il mare infuriato si insinua nell'interno della piazza Giustiniani per una sessantina di metri, fino all'altezza dell'ingresso principale dell'Hotel Europa. A sinistra arriva fino alla base del monumento a Cristoforo Colombo, donato alla cittadinanza locale dalla colonia americana. La scultura si erge sull'acqua perché il torrente Boate ha fatto franare buona parte della piazza.
I danni arrecati alle strutture pubbliche sono ingentissimi (si parla di parecchi milioni di lire). Sono tuttora in corso di valutazione quelli che hanno interessato le proprietà private.
SANTA MARGHERITA LIGURE - Il terribile disastro che ha colpito la città è il più grave che si ricordi a memoria d'uomo. L'acqua della Foce, scendendo con spaventosa rapidità dalla conca di San Lorenzo, invase il Viale di San Siro, rompendo argini e muri ed infiltrandosi in Via Palestro. Da qui è arrivata in Piazza Caprera e nel suo corso ha distrutto tutti i negozi, annientandone anche il contenuto.
Un'altra corrente nel contempo scendeva da via Roma in piazza Mazzini e le acque, dopo essersi unite assieme, precipitavano in mare distruggendo tutti gli esercizi commerciali e asportando gran parte della piazza stessa e tutta la copertura della Foce. Nella Chiesa principale l'acqua ha raggiunto l'altezza di due metri. Danneggiati anche l'Ospedale della Croce Rossa, specialmente al piano terra, e il Museo.
Anche a Santa Margherita Ligure si contano alcune vittime: un bambino (non ancora rintracciato), due operai che sono affogati e un certosino del convento della Cervara che è rimasto fulminato mentre suonava le campane per dare l'allarme.
CAMOGLI - Una frana ha devastato la frazione di San Fruttuso di Capodimonte, celebre per la sua antichissima e storica Abbazia che contiene le tombe dei Doria.
L'imponente massa di terra è precipitata dall'alto del monte soprastante, unitamente a grossi tronchi d'albero e rocce, ostruendo l'alveo del ruscello che di trova a ponente le cui acque hanno completamente allagato le volte sotterranee dell'Abbazia. I detriti asportati seppellirono una grande quantità di battelli ed attrezzi da pesca ed asportarono per oltre un terzo la parte anteriore della Chiesa.
Il movimento franoso ha fatto crollare le abitazioni delle famiglie Bozzo, Avegno e Massone. Spazzata via anche una rivendita di sali e tabacchi del signor Pietro Massone e la dimora delle sorelle Avegno (le generose salvatrici dell'equipaggio del vapore Croesus) sulla cui facciata, da pochi anni, era stata murata una lapide a perenne ricordo dell'eroico episodio.
Al momento non possono essere valutati i danni alle tombe dei Doria poiché sono ancora ricoperte di macerie.
NOVEMBRE 1916 - Una mareggiata nelle riviere porta via anche un treno
Una violenta mareggiata, paragonabile a quella che nel 1898 fece tanta devastazione, ha flagellato ieri (19)le spiagge genovesi arrecando gravissimi danni. Le ondate susseguitesi con furia spaventosa sorpassavano il Molo Galliera e le arcate del «Telfer» salendo a qualche metro dalla batteria Stella. La passeggiata a mare sottostante al Corso Italia era tutta ricoperta dalle acque che invasero i locali adibiti a caserme e lo stabilimento del Lido. Alla Foce le terribili ondate fracassarono alcune barche da pesca e asportarono la baracca-osteria del «Lella». I proprietari riuscirono a salvarsi a stento.
I marosi arrivavano fino alla fermata dei trams elettrici. I pescatori della Foce non videro mai una cosa del genere, anche i più vecchi. In porto i piroscafi dovettero rinforzare gli ormeggi.
Ben più gravi sono stati i danni arrecati dalla mareggiata nelle riviere, specialmente in quella di Levante.
La linea ferroviaria Genova-Spezia venne interrotta in tre punti: tra Sestri e Lavagna, fra Moneglia e Deiva e fra Deiva e Framura. Il trasbordo dei viaggiatori non fu possibile. Il servizio restò limitato da una parte fino a Chiavari e dall'altra fino a Framura. La locomotiva del treno merci 5703, il bagagliaio e tre carri precipitarono in mare nel punto d'interruzione del binario a mare fra Deiva e Framura. Il fuochista è morto; il macchinista, raccolto in condizioni piuttosto gravi, venne trasportato all'ospedale di Deiva.
Tutto il giorno si lavorò alla riparazione dei guasti. I treni per Roma, anche per un'interruzione sulla linea Parma-La Spezia prodotta da una frana, vennero inoltrati sulla linea Voghera-Piacenza-Bologna-Porretta.
A Chiavari i marosi fecero crollare il muraglione dell'Educandato delle Gianelline e invasero i locali della segheria Rusca cagionando gravi danni.
A Sturla le alte onde si spinsero fin sulla piazza, trasformandola in un grande lago. A Quarto lo stabilimento balneare sotto il monumento di Garibaldi fu completamente spazzato via dai flutti, con danni che ammontano a Lire 1.000. Stessa sorte è toccata a Priaruggia, sotto la villa Quartara, allo stabilimento balneare Doria. In quello di Paolo Viola furono travolte tre imbarcazioni, distrutte altre due e anche il casotto riportò gravi danneggiamenti.
Anche nella Riviera di Ponente si ebbero a lamentare danni rilevanti. Fra Varazze e Cogoleto una frana cadde sulla linea ferroviaria ostruendola. Dopo due ore di lavoro il servizio venne ristabilito. Il treno 131 da Genova a Ventimiglia accumulò un ritardo di due ore.
A Pegli i marosi si spinsero fino alla strada provinciale allagandola ed impedendo il transito della carrozze tramviarie. Le corse, per tutto il giorno, rimasero limitate a Multedo. A Cornigliano furono trascinati in mare tre battelli da pesca e la mareggiata causò danni ai muri di riparo del castello Raggio. La strada provinciale fra Voltri e Arenzano è franata per un lungo tratto.
DICEMBRE 1916 - Tutta Camogli assiste al naufragio della nave «Astrea»
Il terribile uragano che imperversò sulla coste del Tirreno fu causa ieri (13) a Camogli di una grave sciagura. Le gigantesche ondate del mare in tempesta si infrangevano con inaudita violenza sugli scogli e sul molo del porticciolo della cittadina rivierasca e verso le 22,30 sono state la causa del naufragio della nave «Astrea». La grande imbarcazione a tre alberi, di proprietà dell'armatore Adriani di Genova (stazza 1.270 tonnellate), proveniva dal porto di Marsiglia in zavorra quando ad una cinquantina di metri dalla costa si è trovata in balia delle terribili onde e non ha più potuto governare.
Il suono cupo di un corno proveniente dal mare come un lamento, che chiamava soccorso, venne udito da alcuni abitanti che a quell'ora erano ancora alzati. Ad esso si unì il rintocco della campana di stormo che mise in allarme tutta la cittadina marinara.
A bordo dell'«Astrea» c'erano 10 componenti dell'equipaggio. Sei di loro furono salvati grazie al coraggio leonino di due abitanti di Camogli. Infatti, quando la nave era ormai vicinissima alla riva, i marinai da bordo lanciarono una fune e Filippo Riva si tuffò tra le onde per afferrarla. Coadiuvato da Vittorio Ansaldo, riuscì a tornare sul litorale e a legarla alle sbarre di un'inferiata.
Con l'aiuto di questa corda vennero tratti sulla banchina 6 marinai, i più giovani. Gli altri, che non avevano la forza di lottare con le onde rimasero sull'imbarcazione pregando per la loro salvezza.
Alle 11,30, dopo una lotta terribile, la nave venne gettata sulla scogliera detta «Pianora delle Chiappe». L'urto è terribile: uno sconquasso sinistro e tragico la manda in frantumi. Alcuni pezzi della nave squarciata vengono proiettati sulla spiaggia. Quello che rimane scompare inghiottito dai marosi, trascinando con se i 4 «vecchi» rimasti a bordo che muoiono tutti annegati.
DICEMBRE 1916 - Il maltempo fa riaffiorare la fragilità della terra ligure
Superando l'enorme frana staccatasi in regione Capo Verde, comprendente una zona che supera in lunghezza e profondità il chilometro, si giunge ad Arma di Taggia, che funzionava da capolinea. Arrivando in tram all'antica trattoria della Vesca ci si trova di fronte all'impressionante spettacolo.
Sanremo, 17 - Un'immane frana slitta verso il mare - Ove il disastro ha la sua massima e minacciosa manifestazione un cordone di truppe impedisce il passaggio alle persone. La strada travolta dai terreni circostanti ha percorso un tratto di circa 30 metri verso il mare, ove l'enorme massa che vi si spinge forma un nuovo promontorio, lambito dalle onde del mare che si tingono di un colore gialliccio per un lungo tratto. Un profondo ed esteso lago si è formato accanto alla strada e ne sono i contorni i campi di garofano che lentamente vengono inghiottiti. Olivi sepolti, casupole crollate bigie sotto la pioggia che è ricominciata a cadere formano un lugubre quadro.
I soldati vigilano su tutti i punti e si passano ordini. Non vi sono più masserizie da trasportare: le case che ieri erano in pericolo sono crollate tutte; sono circa una ventina. La massa di terreno stimata in un milione di metri quadrati cammina inesorabilmente verso il mare. Si è persa ogni traccia della strada provinciale e la ferrovia presenta le rotaie contorte, trasportate lontano in modo inverosimile dai luoghi in cui vennero poste. I pali del telegrafo abbattuti trascinano nelle voragini i fili che minacciano di tranciarsi mentre squadre di operai silenziosi ed alacri tentano di riallacciare le comunicazioni.
Sulla ridente collina della villa Rubino non resta che un pilastro, un angolo della casa a ponente e pochi calcinacci. Il resto è stato completamente inghiottito. Uno spettacolo terrificante si presenta ai nostri occhi sotto altra pioggia che apre nuove e profonde fessure nel terreno ove scorre l'acqua che completa la rovina. L'antico dazio è completamente sprofondato e gli eucalyptos, quasi completamente inghiottiti, agitano il loro ciuffo come per invocare soccorso.
Si sta indagando sulle cause che hanno provocato l'immane slittamento del terreno verso il mare. Le opinioni generalmente concordano nel condannare i sistemi di innaffiamento delle estese colture di garofani; inoltre su questo spaventoso evento ha avuto grande influenza il persistere dell'abitudine di lasciare aperte le vasche, permettendo alle acque di scorrere liberamente senza essere incanalate col risultato di filtrare nei terreni non più consolidati dalle radici degli alberi.
Le acque torrenziali di questo piovoso autunno hanno dato il via allo spostamento della collina verso il mare. Evidentemente, dopo essere penetrate nel terreno friabile e smosso, incontrando un impermeabile strato roccioso non hanno trovato via d'uscita e defluendo verso valle si portano dietro, rovinandolo, la parte di monte soprastante.
Savona, 29 - Un furioso nubifragio provoca inondazioni e disgrazie - Sin da ieri mattina il tempo burrascoso lasciava presagire una cattiva giornata: ad intervalli si scatenavano sulla città violenti acquazzoni. Nel pomeriggio, tra le 17 e le 21 fu un vero nubifragio ad ostacolare il transito dei pedoni per le vie cittadine ridotte a torrentelli dalla pioggia copiosa. Nella parte più bassa di Savona, le vie, i negozi, i porticati delle abitazioni furono improvvisamente allagati, così da impedire ai cittadini di uscire di casa.
I civici pompieri dovettero accorrere in via Untoria, via Gallicò, via Cassari e adiacenze per aprire i tombini otturati dal fango e mettere in salvo le merci che si trovavano nei negozi. Un'altra squadra si recò in via dei Mille per liberare dall'acqua con una pompa i locali allagati dell'officina del gas.
Dovettero pure accorrere in piazza D'Armi per mettere in salvo numerosi muli adibiti ai servizi militari in quanto l'acqua aveva raggiunto l'altezza di oltre un metro. Gli animali furono ricoverati nella vicina Vetreria Savonese del comm. Angelo Viglienzoni.
Il torrente Lavanestro, che si immette nel Letimbro presso la borgata Lavagnola, si riversa al mare estremamente gonfio e minaccia di straripare in diversi punti. A Lavagnola, Vado Ligure e paesi vicini l'acqua ha invaso diversi punti allagando i negozi e mettendo in seria apprensione la cittadinanza.
Nello specchio d'acqua antistante il litorale fra Vado Ligure e Zinola la violenza delle onde ha sbattuto sulla spiaggia il veliero «Emma», appartenente al Compartimento Marittimo di Palermo.
Un salvataggio dell'imbarcazione fu tentato dal rimorchiatore «Maria Noli» della ditta savonese Carmelo Noli, il quale provò a prenderla a rimorchio con un grosso cavo. Ma era tale la violenza delle onde che lo stesso si spezzò per ben due volte, cosicché, poco dopo, il veliero si arenò sulla spiaggia di Zinola, quasi in direzione del Palazzo Gavotti.
AGOSTO 1922 - Un'alluvione sommerge le macerie della sventurata Bergeggi
Dopo lo scoppio del Forte Sant'Elena - avvenuto durante la notte del 25 ottobre 1921 - che ha seminato morte e desolazione, un'altra non meno grave sciagura si è abbattuta stamani (31) sul martoriato paese alpestre di Bergeggi, un tempo così florido.
Il tremendo scoppio del Forte Sant'Elena provocò enormi avvallamenti di terreno e pietrame lungo i fianchi della montagna rimasta completamente disalberata, la rovina delle strade, la rottura dei condotti per lo scarico delle acque. A tutti questi danni si sono aggiunti quelli originati dai violenti acquazzoni che questa mattina hanno flagellato tutto il Savonesato e con maggiore violenza le alture di Bergeggi.
Le acque torrenziali, trascinando grandi masse di terriccio e di pietrame, inondarono tutto il paese, le botteghe e le abitazioni non ancora completamente ricostruite, portando ovunque altra desolazione, grande panico nella popolazione e scompiglio nelle famiglie. Per fortuna, intorno a mezzogiorno, la pioggia è cessata altrimenti si sarebbero registrati maggiori guai e forse anche funeste conseguenze.
Nella località Monte una grossa frana minaccia di precipitare sulla linea ferroviaria Savona-Ventimiglia e il capostazione locale ha dovuto richiedere soccorsi d'urgenza. In località Rovere si è verificato un forte smottamento di terreno, mentre in località Valledada fu necessario abbattere i parapetti della strada comunale per liberarla dalla irruenza delle acque che così potevano defluire meglio verso il mare.
A monte della chiesa parrocchiale si è formato un grande fossato ripieno di acqua che minaccia di inondare i terreni vicini. La strada provinciale è rimasta ingombra da terriccio e detriti trasportati dalla violenza delle acque, sia in località Stazione che in località Livello, cosicché il transito dei mezzi rimane ostacolato e/o interrotto. Alcuni veicoli per poter transitare devono essere spinti a forza di braccia e superano gli ostacoli con grande fatica.
Questa ultima sciagura ha posto in evidenza il carattere degli abitanti di Bergeggi i quali, avendo di nuovo la vita esposta ad altro serio pericolo, non si sono persi d'animo e non hanno esitato ad aiutarsi fra loro.
continua in: "Alluvioni, mareggiate e trombe d'aria in Liguria dal 1933 in poi"
Sintesi e adattamento da:
- VOLUME "1886-1986 - I cento anni de IL SECOLO XIX";
- ALBUM DELLA SPEZIA - Cronache d'altri tempi" a cura de LA NAZIONE
 
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