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Il mensile "CLIC - Fotografiamo Insieme" del luglio 1969 - Copertina e servizio sulle immagini delle vacanze

IL BLOG DEL '900

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Scoperte, invenzioni, record
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

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Argomenti del sito in primo piano,
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Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo...

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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito...

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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore

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Ferrovia Pontremolese
Una linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana

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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena...

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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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INDICE GENERALE   '800   CRONACA  01  02  03  04  05  06    SPORT GIRO  TOUR  CICLISMO  ALTRI   FAUSTO COPPI   INTER   RIVISTE
LUGLIO 1969 - La missione Apollo 11 porta l'Uomo sulla Luna
PANORAMA del settembre 1962 - In copertina i primi interrogativi sul viaggio umano in direzione della Luna PANORAMA del settembre 1962 - "Obiettivo Luna - La più grande avventura umana". Le strade spaziali sono ormai tracciate... PANORAMA del settembre 1962 - Un disegno mostra le fasi dei viaggi spaziali pionieristici che prepareranno lo sbarco umano sulla Luna PANORAMA del 31 luglio 1969 - In copertina gli astronauti dell'Apolllo 11 mentre si addestrano al centro spaziale di Houston, provando le attrezzature per raccogliere campioni di suolo lunare L'EUROPEO del 7 agosto 1969 - Abbinato alla rivista un reportage sonoro (contenuto in un 45 giri), a cura di Sergio Zavoli ed Enzo Biagi, con le voci degli astronauti dalla Luna L'EUROPEO del 7 agosto 1969 - Una fotografia mostra Armstrong, Aldrin e Collins rientrati sulla Terra e sorridenti nel locale dove sono stati posti in quarantena
"UN PICCOLO PASSO PER UN UOMO, MA UN GRANDE PASSO PER L'UMANITA'..."
Il Messaggero         (Selezionando la testata si osserva la riproduzione della prima pagina sull'evento)
"...Agli eroi dello spazio vada il terrestre pensiero, commosso e trepidante. La vittoria degli americani Armstron, Aldrin e Collins non è solo la vittoria di tre uomini, non è solo la vittoria di una Nazione ma la vittoria di tutti i popoli della terra perché, più che la macchina, ha vinto l'uomo...."
Il Resto del Carlino
"...Davanti ad Armstrong una luce azzurra si è accesa fra le cento e cento luci del cruscotto di "Lem" o "Aquila" come si chiama oggi, giorno della Luna, il ragno metafisico. E quella luce azzurra voleva dire "Lunar contact", "contatto con la Luna"....
Il Tempo
"Il LEM all'ancora nel Mare della Tranquillità. L'Uomo è sulla Luna. Lo sbarco americano "spiato" da una sonda sovietica....La conquista lunare "giustificata" come un'ancora di salvezza per la Terra. Secondo lo scienziato Donald Hornig ( uno dei padri della "bomba atomica" ), tra milioni di anni i terrestri potrebbero infatti essere costretti a trovare rifugio in altri pianeti celesti... Esaltata dal Papa la grande impresa...
La Nazione Sera
"...Due uomini stanno camminando in queste ore sulla Luna. Il modulo lunare "Aquila", staccatosi
dall'astronave "Apollo 11", ha toccato la superficie del satellite della Terra alle 22.17'.54" (ora italiana di ieri sera 20 luglio). Neil Armstrong e Edwin Aldrin, i primi due uomini discesi sul satellite, hanno chiesto il permesso al centro di Houston di anticipare di 5 ore l'uscita dal modulo lunare...."
Stampa Sera
IL TELEGRAFO del 21 luglio 1969 - Primi passi umani sulla Luna
Il Telegrafo
Drammatica discesa: il LEM
atterra a sei chilometri di distanza dal luogo previsto.
Dicono i due astronauti:
"Siamo circondati da rocce
e crateri". Diminuite le riserve
di carburante nell'allunaggio...
Il velivolo, così goffo da
sembrare antidiluviano, ha
compiuto una perfetta parabola.
"...Armstrong ha proseguito: "Sono atterrato nel centro di un cratere, su un suolo molto pianeggiante, delle dimensioni all'incirca di un campo da football. Tutt'intorno ci sono altre montagne, piuttosto basse. Il cielo è nerissimo. Un panorama fantastico, ma non vediamo stelle...."
La conquista della Luna nelle parole di Robert Gilruth, direttore del centro spaziale di Houston

Il dott. Robert Gilruth, direttore del centro spaziale di Houston nel Texas, è il grande stratega dell'impresa lunare e del programma di esplorazione spaziale americano. Ha finora trascorso trentatré dei cinquantacinque anni della sua vita dedicandosi al mondo dell'astronautica, come responsabile dei programmi Mercury, Gemini e Apollo. Sue sono state alcune delle decisioni più difficili e decisive, quelle chiave che potevano significare il successo o il fallimento nella conquista della Luna. Sua è la responsabilità ultima della grandiosa impresa di Apollo 11, che ha sbarcato due uomini nel Mare della Tranquillità. Sta a lui decidere, con estrema precisione, i programmi futuri che prevedono stazioni spaziali orbitanti intorno alla Terra e la possibilità di portare l'uomo su Marte.
Il suo pensiero è stato molto eloquente: "E' stato un lavoro di squadra ben fatto che ha dimostrato come non solo le macchine, ma i concetti base, quei concetti che solo sette o otto anni fa non avevamo ancora sviluppato e approfondito, sono esatti. Certo, se guardo indietro, l'impegno preso otto anni orsono dal presidente Kennedy di sbarcare sulla Luna fu un coraggioso atto di fede nell'America e nel popolo americano. Anche se un giorno la gente, guardando indietro, sorriderà un poco e dirà «Poveracci quelli del 1969, deve essere stato un brutto affare per loro arrivare appena sulla Luna», gli uomini di allora non potranno non riconoscere che questo è stato il primo passo, una pietra miliare; e senza il primo passo non c'è mai il secondo e non ci sono tutti gli altri che seguono. Anche se è un passo limitato, così come sarà visto in futuro, la conquista della Luna rimarrà come uno dei più importanti risultati mai ottenuti dall'uomo, anche quando l'uomo potrà raggiungere Marte ed altri pianeti. Io, soprattutto, penso che l'importanza di questa prima impresa consisterà nell'aver dimostrato all'uomo che ogni problema dell'umanità può essere risolto, anche quelli che sembrano impossibili. E questo credo che sia l'aspetto più importante. Poi, naturalmente, c'è tutta la questione del progresso tecnologico.
Le prossime tappe di questo cammino che è solo all'inizio: "Negli anni settanta, oltre ai prossimi atterraggi lunari del programma Apollo, la nostra attenzione sarà concentrata sulle stazioni spaziali orbitanti intorno alla Terra, grandi ambienti con equipaggi di scienziati e tecnici, veri laboratori per studiare Terra, Cosmo e atmosfera, rifornite da «ferry-boats» che faranno la spola tra loro e il nostro pianeta. Dopo svilupperemo la capacità di volare verso pianeti più lontani, cominciando da Marte. Per i voli abbiamo ormai acquisito tutte le conoscenze tecniche e tecnologiche... Sono anche convito che la tecnica per atterrare sulla Luna sarà valida anche per la conquista del pianeta rosso... E' problematico stabilire una data per atterrare su Marte: lo sviluppo dell'astronautica fino ad oggi, cioè da quando abbiamo iniziato, è stato più rapido del previsto, almeno di quanto io mi aspettassi. Se andiamo avanti di questo passo, il suolo marziano potrebbe essere raggiunto dall'uomo negli «anni ottanta»".

Sintesi e adattamento da "LA NAZIONE SERA" del 21 luglio 1969 - (Una copia del giornale costava Lire 70)

Missione APOLLO 15 - James Irwin saluta la bandiera americana piantata sul suolo lunare. Gli altri astronauti erano David Scott e Alfred Warden (adattamento da foto NASA)

Con la missione "Apollo 15" (luglio-agosto 1971) , per la prima volta gli spostamenti lunari avvennero anche con un veicolo su ruote,
il Lunar Roving Vehicle, sopra a destra vicino al modulo lunare "Falcon".

Caratteristiche del Lem «Aquila», il veicolo che si è posato dolcemente sulla superficie lunare

L'idea del «Lem» la ebbe nel 1961 John C. Houbolt, un ingegnere della NASA. Questa invenzione, che originariamente si chiamava LOR (Lunar Orbital Rendez-vous), non ebbe un grosso credito iniziale e venne rifiutata anche da Von Braun. Il prototipo era dotato di cinque gambe munite di ammortizzatori d'urto simili a quelli delle nostre automobili. Invece il modello della missione Apollo 11 e seguenti di zampe ne aveva quattro e gli ammortizzatori erano speciali, cioè disperdevano l'energia dell'impatto deformandosi.
Costruito a Long Island, nell'officina Grumman, in clima rigorosamente sterile, il modulo lunare sul quale Neil Armstrong e Edwin Aldrin sono discesi verso la superficie lunare era uno dei veicoli più compatti al mondo. Pesava soltanto 16 tonnellate (12 erano di carburante) e misurava 6,98 metri di altezza, 9,4 metri di diametro (con le gambe di sostegno spiegate) ed aveva un volume abitabile di appena 4,5 metri cubi. A forma di «trottola» ottagonale, irto di antenne radio (15 per la precisione), il «Lem» era rivestito di sottili e speciali lamine di alluminio sovrapposte, che non raggiungevano i 4 millimetri di spessore ma dovevano sopportare temperature limite (da +150 a -150 gradi centigradi) senza deformarsi. Oltre i 18 motori, fra grandi e piccoli, contava 50 chilometri

di circuiti elettrici e 8 apparecchiature radio. Gli strumenti di bordo (all'epoca i più perfezionati e miniaturizzati al mondo) erano costruiti assemblando circa un milione di singoli pezzi... Per svolgere il suo duplice compito (portare gli astronauti sulla superficie lunare e riportarli quindi indietro sul «modulo di comando») il «Lem» era composto da due sezioni:
1) La sezione di discesa era dotata di un motore molto manovrabile, che sviluppava una spinta massima di 4.380 chilogrammi, il quale agiva come freno durante la fase di avvicinamento alla superficie lunare. Questa sezione fungeva poi da rampa di lancio durante la manovra di ascesa ed era destinata a rimanere sulla Luna. Per posarsi dolcemente, il «Lem» era dotato di 16 motori stabilizzatori che servivano per guidare il razzo motore principale. La velocità di allunaggio non doveva essere superiore al metro e mezzo al secondo, circa 5 chilometri all'ora.

IL MESSAGGERO del 20 luglio 1969 - Tutto il mondo segue con trepidazione l'impresa spaziale di Apollo 11 che sta per portare l'uomo sulla Luna

2) La sezione di ascesa era attaccata alla base inferiore con 4 bulloni esplosivi, che saltavano via al momento del decollo, e disponeva di un motore con una spinta fissa di 1589 chilogrammi destinato a sollevarla dal suolo. Questa parte del «Lem» aveva una cubatura totale di 14,4 metri e conteneva l'abitacolo dei due astronauti, appena più grande di una cabina telefonica (metri 2,33 x 1,06) e sprovvisto di sedili. Avrebbe dovuto raggiungere l'orbita desiderata con uno «sparo» di 7 minuti e 18 secondi. Se il motore si fosse spento dopo 6 minuti, la spinta mancante sarebbe stata fornita dai razzi di manovra. Con un arresto avvenuto prima che fossero trascorsi 6 minuti dall'accensione gli astronauti non avrebbero mai raggiunto l'orbita lunare e, prigionieri del Lem, si sarebbero schiacciati sulla superficie del satellite, salvo la possibilità di salvarli con una rischiosa manovra di recupero da parte della capsula di Mike Collins. Quei 6 minuti sono stati quindi i più lunghi nella vita di Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

George Müller, nel 1969 direttore della NASA per i voli umani, coordinatore dei dentri di Capo Kennedy, Huntsville e Houston, lo scienziato che rese possibile lo sbarco sulla Luna

George Müller, nel 1969 coordinatore dei centri spaziali americani di Capo Kennedy, Huntsville e Houston, il «deus ex machina» delle missioni Apollo e dei voli umani nello spazio.

Aquila, così era chiamato il «Lem», atterrò nella parte centro-orientale della Luna, nel settore sud-occidentale del «Mare della Tranquillità», alle ore 4 e 18 minuti (ora di Cape Kennedy). Il segnale di avvenuto «touch down» venne dato da una luce azzurra che si accese sul quadro comandi e continuò a lampeggiare. Fu allora che Edwin Aldrin pronunciò la frase storica "Tranquillity Base. The Eagle has landed" (Base Tranquillità. L'Aquila è atterrata). Durante la manovra, a 150 metri d'altezza, Neil Armstrong dovette compiere delle operazioni manuali perché si era accorto che la rotta non era quella giusta e il Lem avrebbe potuto schiantarsi al suolo. Il calcolatore di bordo li stava indirizzando infatti verso un'area piena di macigni e rocce. Dopo l'allunaggio, nonostante ogni cenno di rassicurazione che arrivava dal centro di Houston, il comandante della missione era attanagliato da una tensione altissima. Le sue pulsazioni cardiache erano salite a 156 e tornarono alla normalità (70-75 battiti al minuto) solo dopo 45 minuti.
Il Mare della Tranquillità era una delle cinque zone che avevano superato l'esame finale come possibili punti di atterraggio. I criteri che avevano influenzato la scelta, dopo un esame approfondito delle fotografie scattate dai satelliti «Lunar Orbiter» e dalle sonde «Surveyor»
(vedi tabella sottostante), erano stati: la relativa assenza di crateri ed asperità, la facilità di avvicinamento senza grandi montagne o profondi crateri nelle zone circostanti, la possibilità di scendervi con il minimo consumo di propellente, la flessibilità di traiettoria nel caso di spostamento del lancio, la possibilità di

ripartire seguendo una traiettoria di «ritorno libero» e la bassa inclinazione (meno di due gradi) sia nella zona di avvicinamento sia in quella di atterraggio vera e propria. Quest'ultimo dato era di vitale importanza nella ripartenza, che non sarebbe potuta avvenire se il modulo fosse stato inclinato di 12 o più gradi. Il motore di risalita del modulo lunare non era mai stato collaudato in condizioni reali, cioè in partenza dalla superficie lunare. Nei due precedenti voli Apollo, infatti, esso aveva funzionato, ma gli astronauti erano nello spazio quando l'avevano acceso.
Fortunatamente tutto andò alla perfezione anche in questa nuova fase del programma: il Lem si alzò in linea retta per 14 secondi, abbandonando sul suolo lunare lo stadio di discesa, il «trespolo» a quattro zampe, poi si inclinò su un angolo di 52 gradi ed entrò in orbita, sollevandosi fino a 110 Km di altitudine. Dall'allunaggio al decollo erano trascorse 21 ore e 37 minuti.
Nel 1968, durante i collaudi terrestri, due «Lem» da addestramento incapparono in gravi incidenti. Nel primo (a maggio) si trovava a bordo proprio Neil Armstrong che si salvò grazie al seggiolino eiettabile. Il secondo avvenne a dicembre.
Dopo la prima felice missione, il «Lem» si meritò anche l'appellativo di «taxi lunare».
Il modulo lunare era stato disegnato in modo che, con alcune modifiche, in futuro avrebbe potuto portare circa 500 Kg in più di quanti ne portò in occasione del primo allunaggio. Questi 500 Kg saranno usati per aumentare fino a tre giorni la permanenza sulla superficie lunare, o per portare maggiore equipaggiamento scientifico, o per aumentare la mobilità degli astronauti, provvedendoli di un piccolo veicolo. L'«auto lunare» sarà dotata di quattro ruote e avrà batterie ricaricabili (vedi foto sopra di Apollo 15).

Veicoli spaziali automatici per l'esplorazione della Luna lanciati dagli Usa prima del luglio 1969

VEICOLO DATA DEL LANCIO ESITO DELLA MISSIONE
Pioneer I 11-10-1958 Arrivò solo a 113.800 km dalla Terra
Pioneer III 06-12-1958 Si portò ad un massimo di 102.323 km dalla Terra. Scoprì le radiazioni della fascia esterna di Van Allen
Pioneer IV 03-03-1959 Passò a 59.500 km dalla Luna e finì permanentemente in orbita intorno al Sole
Ranger I 23-08-1961 Entrò solo in orbita terrestre, ma collaudò apparecchiature per il volo lunare
Ranger II 18-11-1961 Effettuò una seconda prova in orbita terrestre
Ranger III 26-01-1962 Mancò la Luna di 36.792 km
Ranger IV 23-04-1962 Colpì la Luna, ma le telecamere non funzionarono
Ranger V 18-10-1962 Mancò la Luna di 725 km
Ranger VI 30-01-1964 Colpì la Luna, ma le telecamere non funzionarono
Ranger VII 30-07-1964 Colpì la Luna e inviò 4.308 fotografie
Ranger VIII 17-02-1965 Colpì la Luna e inviò 7.137 fotografie
Ranger IX 21-03-1965 Colpì la Luna e inviò 5.814 fotografie
Surveyor I 30-05-1966 Primo atterraggio morbido di una sonda americana sulla Luna, con invio a terra di 11.150 fotografie
Orbiter I 10-08-1966 Primo satellite americano in orbita lunare: inviò 206 immagini panoramiche e 11 primi piani
Surveyor II 20-09-1966 Si infranse sulla Luna
Orbiter II 06-11-1966 In orbita lunare: 206 immagini panoramiche e 205 primi piani
Orbiter III 05-02-1967 In orbita lunare: 153 immagini panoramiche e 144 primi piani
Surveyor III 17-04-1967 Atterraggio morbido sulla Luna; saggiò il suolo e scattò 6.300 fotografie
Orbiter IV 04-05-1967 In orbita lunare: 125 immagini panoramiche e 145 primi piani
Surveyor IV 14-07-1967 Si infranse sulla Luna
Orbiter V 02-08-1967 In orbita lunare: 212 immagini panoramiche e 212 primi piani
Surveyor V 08-09-1967 Atterraggio morbido sulla Luna: analisi chimica del suolo e invio di 19.000 fotografie
Surveyor VI 07-11-1967 Atterraggio morbido sulla Luna: analisi chimica del suolo e invio di 30.000 fotografie. Fece anche un esperimento di decollo e spostamento in un altro punto
Surveyor VII 07-10-1968 Atterraggio morbido sulla Luna: saggiò il suolo e scattò 21.000 fotografie
Per raggiungere la Luna gli Stati Uniti spesero una somma pari a circa 20.000 miliardi di lire italiane. Nessun'altra impresa portata a termine dall'uomo era mai costata così tanto...
Quasi in contemporanea due sonde americane Mariner passarono a poco più di 3.000 km da Marte

Washington, 20 luglio 1969 - La Nasa ha annunciato che due sonde spaziali «Mariner» lanciate verso Marte, passeranno molto presto a meno di 3.210 km dal pianeta rosso. Mariner VI, lanciato il 24 febbraio 1969 giungerà a destinazione il 31 luglio, mentre Mariner VII, lanciato il 27 marzo, passerà in prossimità di Marte il 5 agosto. Circa tre giorni prima dell'avvenimento, i due Mariner scatteranno un centinaio di fotografie che saranno trasmesse con un apparecchio telemetrico all'osservatorio di Goldstone (California). Queste immagini forniranno informazioni sulla topografia di Marte e sulla formazione e i movimenti delle nuvole che lo circondano. Le sonde sono anche dotate di spettrometri a raggi infrarossi e ultravioletti e di radiometri a raggi infrarossi, che inizieranno a funzionare alcuni minuti prima di raggiungere il punto più vicino al loro obiettivo.

Adattamento da "IL RESTO DEL CARLINO" del 21 luglio 1969 - (Una copia del giornale costava Lire 70)
Titolo paragrafo - Ma il 20 luglio 1969 gli americani conquistarono veramente la Luna ?  Ma il 20 luglio 1969 gli americani conquistarono veramente la Luna ?
L'EUROPEO del 7 agosto 1969 - Speciale di Oriana Fallaci: "Di cosa è fatta la Luna"
PANORAMA del 31 luglio 1969 - Neil Armstrong scende lentamente la scaletta del Lem "Aquila" e poi passeggia sul suolo lunare (articolo e immagini)
PANORAMA del 31 luglio 1969 - Tutte le fasi di andata e ritorno del viaggio lunare
PANORAMA del 31 luglio 1969 - Gli astronauti americani sulla Luna vicino al Lem e momenti della loro vita familiare

A distanza di molto tempo da quella memorabile notte, si dibatte ancora se l'uomo abbia toccato veramente il suolo lunare.
In circolazione ci sono molte teorie e "leggende metropolitane" su quell'evento memorabile per tutta l'umanità. Alcuni sostengono che l'allunaggio non c'è mai stato. Quelle immagini che ci fecero rimanere incollati alla poltrona sarebbero state un semplice spettacolo, il frutto di un'abile messa in scena, il risultato finale di un incredibile "set cinematografico" allestito in qualche base segreta americana.
Chi sostiene che sia stato tutto un falso lo fa in primo luogo evidenziando errori tecnici o incongruenze originatesi durante la presunta simulazione e rimasti poi impietosamente immortalati nelle immagini televisive e fotografiche. Per esempio l'affermazione di Armstrong "... il cielo è nerissimo, ma non vediamo stelle" rimane ancora abbastanza misteriosa. Gli astri e le costellazioni certamente non potevano rimanere impressionati sulle pellicole fotografiche perché il tempo di posa sulla superficie lunare era estremamente alto, ma ad occhio nudo si sarebbero dovuti vedere eccome....
Si può disquisire molto su questo e altre cose che vengono contestate, ma la verità credo vada ricercata nei comportamenti umani e non nelle imperfezioni di cui sembrano essere pieni i documenti forniti dalla NASA.
Per tutti i coinvolti in quella eventuale fiction non sarebbe stato umanamente possibile conservare il segreto all'unisono e per così lungo tempo. Senza scomodare la statistica, almeno; una di quelle persone (tante) impiegate nell'allestire il falso sbarco, col tempo avrebbe ceduto psicologicamente. O per denaro, o per pubblicità, o per rimorso, o per altri motivi avrebbe, come si dice, "vuotato il sacco".

Un collage con le più significative immagini della missione lunare Apollo 11
Emissione di monete a corso legale (Repubblica della Guinea) celebrative dello sbarco sulla Luna
Monete d'oro 900/1000 - Coniazione speciale emessa a celebrazione dello sbarco sulla Luna del 20 luglio 1969

Oppure sarebbe saltata fuori, sempre per un errore umano,qualche prova veramente inconfutabile.
Questo non è ancora accaduto e finché non accadrà rimane certo che il 20 luglio 1969 l'Uomo conquistò la Luna. Piuttosto dovremmo chiederci se tutta l'epopea spaziale ha portato qualche beneficio pratico all'umanità e se, come titolava all'epoca Il Tempo, nello spazio ci sarebbe stata la salvezza per il genere umano. La risposta è ovviamente no, visto che il nostro Pianeta sta mutando a causa dell'incontrollato sfruttamento delle sue risorse e la sopravvivenza di molti esseri viventi, uomo compreso, è a rischio per l'incombenza di pesanti problemi ecologici. Nel 2003 è stato superato il break-even point dello sviluppo sostenibile. Cioè stiamo consumando più risorse di quelle che il Pianeta è in grado di autorigenerare.
Le sonde atterrate su Marte hanno evidenziato la presenza di acqua allo stato solido (proprio una interessante scoperta), ma molti scienziati sono allarmati dai dati climatici del globo e avvertono che non ce la faremo a colonizzare il pianeta rosso perché, ironia della sorte, nel frattempo saremo già morti di sete... (GM)

Lasciati sulla Luna uno strumento per rilevare i movimenti tellurici e un mini disco in silicone

Oltre alla bandiera americana ed una targa-ricordo con le firme dei tre astronauti di Apollo 11 e del Presidente Nixon, Armstrong e Aldrin hanno lasciato sul suolo lunare varie strumentazioni. Alcune serviranno per la misurazione delle scosse sismiche.
Queste apparecchiature (posizionate a circa 30 metri da dove è atterrato il «Lem») dovranno inviare a terra informazioni radio sui movimenti tellurici della Luna per almeno due anni. Gli apparati elettronici sono collegati ad una coppia di piccole «stufe» funzionanti con ossido di plutonio radioattivo che, mentre si deteriora, produce

calore per proteggerli dalle rigidissime temperature della notte lunare. Aldrin ha inoltre installato un riflettore di segnali Laser per misurare con estrema precisione la distanza Terra-Luna ed ha steso una sottile lamina di alluminio per catturare frammenti del vento solare (il «lenzuolo» però, al termine della missione, è stato ripiegato e portato a terra per essere analizzato).
Inoltre, gli astronauti dell'Apollo 11 hanno deposto sul suolo lunare anche una piccola scatola di alluminio contenente un dischetto di silicone che è un prodigio di tecnologia: infatti, pur essendo poco più grande di una moneta da cento lire (il suo diametro, per l'esattezza, misura 3,75 cm) reca incisi i messaggi del Papa e di 73 capi di stato, una breve dichiarazione dei presidenti americani che hanno approvato il programma spaziale, i nomi dei deputati e dei senatori che hanno fatto parte delle commissioni parlamentari per lo spazio ed infine dei direttori e vice-direttori della NASA, dalla sua fondazione.
Le parole dei presidenti Usa sono quelle pronunciate da Dwight D. Eisenhower in occasione della legge istitutiva della NASA; quelle di John F. Kennedy nel discorso pronunciato il 25 maggio 1961 sulle esplorazioni spaziali; quelle di Lyndon B. Johnson del 17 gennaio 1965 annuncianti l'esplorazione della Luna; quelle di Richard M. Nixon contenute in un discorso del 4 giugno 1969.

IL TEMPO del 21 luglio 1969 - Sintetizzati in alcuni disegni le operazioni compiute sul suolo lunare dagli astronauti di Apollo 11

Tra i messaggi dei capi di Stato figura quello del presidente della Repubblica italiana, Giuseppe Saragat, che dice: " Il coraggio e la tecnicadegli Stati Uniti d'America hanno portato sul nostro satellite questo messaggio del capo della nazione italiana la quale ha la gloria di annoverare tra i suoi figli Galileo Galilei, il cui genio aprì le vie alla scienza moderna. La conquista della Luna segna una tappa gloriosa nel cammino di tutta l'umanità verso la pace, la libertà e la giustizia". I messaggi e i nomi sono stati ridotti fotograficamente di circa 200 volte.

Altro elenco di costosissimi oggetti che sono stati abbandonati nel mare della Tranquillità
Armstrong e Aldrin rimasero sulla Luna 22 ore. Per alleggerire il peso del Lem in fase di risalita dal mare della Tranquillità, gli astronauti hanno dovuto abbandonare sul suolo selenico un nutrico elenco di (costosissimi) oggetti: una telecamera in bianco e nero (costo 150 milioni di dollari); due macchine fotografiche speciali (costo 20 milioni di dollari); le tute con il complesso di alimentazione e refrigerazione indispensabile nelle passeggiate lunari (costo 400 milioni di dollari cadauna); altri oggetti minori tra i quali una cinepresa, una meridiana per misurare l'altezza del sole, un manico estensore per l'uso di vari strumenti, due paia di guanti, scatole di cibarie e contenitori in plastica dove sono stati raccolti i bisogni fisiologici (costo globale di 30 milioni di dollari).
Il tutto assomma a circa 1 milione di dollari (620 milioni di lire italiane). Ma il pezzo più costoso rimasto sulla Luna a segnare, insieme alle orme indelebili degli astronauti, il primo passaggio dell'uomo sul satellite della Terra, è lo stadio di discesa del Lem: 2 tonnellate di metallo costate alla NASA 41 milioni di dollari (circa 25 miliardi di lire italiane).
Houston chiama Apollo e viceversa: gli argomenti tecnici e mondani delle conversazioni radio

La conversazione storica, minuto per minuto, di Aquila che si stacca dal Columbia per raggiungere la Luna.

Houston: Aquila, noi siamo pronti.
Aquila: Ci stiamo staccando.
Houston: Ricevuto, come vi sentite?
Aquila: L'aquila ha le ali.
Houston: Ricevuto.
Aquila: Va tutto bene.
Houston: Ricevuto.
Columbia: Avete una bella macchina volante, Aquila. Anche se siete a gambe all'aria.
Aquila: Stiamo scendendo, Mike.
Columbia: Sento uno strano rollio. Devo avere urtato qualche comando manuale.
Houston: Ricevuto, controlliamo.
Houston: Aquila, qui Houston. Preparatevi per il DOI
(inserzione di discesa orbitale).
Aquila: Ricevuto, via per il DOI.
Missione APOLLO 11 - Mike Collins non è sceso sulla Luna ma è rimasto alla guida del modulo di comando "Columbia"
Mike Collins sul modulo di comando
Comando Apollo: Qui il comando Apollo, dopo 101 ore e 35 minuti. Siamo a meno di un minuto dal tempo previsto per la manovra di inserzione nella discesa orbitale che il modulo lunare dovrà effettuare sul lato posteriore della Luna dove, naturalmente, non possiamo restare in contatto con la navicella... Il risultato di questa manovra sarà quello di mettere Aquila in un'orbita di 57,2 per 8,5 miglia nautiche. Rimarrà in quest'orbita finché la discesa...
Columbia: Houston, vi sento forte e bene. E voi?
Houston: Così, così. Come Va?
Columbia: Tutto sta andando liscio come l'olio. E' magnifico.
Houston: Aquila, via per la vostra discesa.
Columbia: Aquila, qui Columbia. Via hanno dato il via per la discesa.
Aquila: Altitudine 46.000 piedi circa, continuiamo a scendere.
Houston: Aquila, da qui va tutto bene.
Aquila: Altitudine circa 40.000 piedi.
Houston: Aquila, va sempre bene.
Aquila: Il radar segnala 33.500 piedi.
Houston: Andate sempre bene. Altitudine 33.500 piedi.
Houston: Ora l'altitudine è 21 mila piedi. Sempre tutto bene. Velocità di discesa 1.200 piedi (360 metri) al secondo.
Houston: Continuate. Andate sempre benissimo a 8 minuti.
Comando Apollo: Modificare la velocità. Ora scendete a 760 piedi (230 metri) al secondo.
Aquila: Ricevuto.
Comando Apollo: Sempre bene. Altezza 9.200 piedi.
Houston: Siete splendidi.
Aquila: Ricevuto.
Comando Apollo: velocità di discesa ora 129 piedi (40 metri) al secondo.
Houston: Controllato.
Comando Apollo: Siamo nella fase di allunaggio. Tutto va bene. Altitudine 5.200 piedi.
Aquila: I comandi manuali vanno bene.
Houston: Ricevuto.
Comando Apollo: Altitudine 4.200.
Houston: Avete il via per l'allunaggio.
Aquila: Ricevuto. Via per l'allunaggio. Siamo a 3.000 piedi.
Houston: Bravi, via.
Aquila: Stiamo scendendo, stiamo scendendo. Duemila piedi, duemila piedi.
Houston: Ricevuto. Eccezionale.
Comando Apollo: Altitudine 1.600 piedi... 1.400, va sempre tutto bene.
Houston: Ricevuto.
Aquila: 35 gradi, 35 gradi. Stiamo scendendo a 23, 700 piedi, stiamo scendendo a 21, 33 gradi, 600 piedi giù a 19; 540 piedi, giù a 15; 400 piedi, giù a 9; 350 piedi, giù a 4; 300 piedi, giù a 3 e mezzo; 270 piedi... La velocità diminuisce a 15 piedi, 11 piedi, 200 piedi 4 e mezzo giù, 5 e mezzo giù, 6 e mezzo giù, in avanti a 9; 120 piedi, 100 piedi 3 e mezzo giù, in avanti a 9, 5 per cento, 75 piedi, sembra che vada bene giù a mezzo, 6 in avanti.
Houston: 60 secondi.
Aquila: Accendiamo le luci. Giù 2 e mezzo. Avanti, avanti, 40 piedi giù a 2 e mezzo. Si solleva della polvere; 30 piedi giù a 2 e mezzo. Ombra. Quattro in avanti, quattro in avanti, incliniamo un poco a destra.
Houston: 30 secondi.
Aquila: Luci di contatto. Okay. Fermi i motori. Fermi anche i motori automatici. Tutti i motori fermi.
Houston: Vi seguiamo sulla Luna, Aquila.
Aquila: Houston, qui base Tranquillità. L'Aquila è allunata.
Houston: Aquila, siete allunati. Ci sono un sacco di ragazzi in festa. Respiriamo di nuovo. Grazie mille.
Base Tranquillità: Grazie a voi.

La Luna è stata conquistata. Gli astronauti dell'Apollo 11 sono sulla via del ritorno. I tecnici sulla Terra sono molto curiosi e vogliono delle anticipazioni sulla missione lunare; Armstrong, Aldrin e Collins sono invece assetati di notizie sul nostro pianeta. Di seguito la sintesi di alcuni colloqui che si sono intrecciati tra i navigatori dello spazio e la base di Houston durante il viaggio di ritorno. Queste conversazioni sono molto utili perché ci descrivono molto più accuratamente tanti particolari della storica impresa.
Mancano tre ore e otto minuti alla manovra d'inserzione della capsula lungo il corridoio terrestre e si passa il tempo parlando di argomenti tecnici e di cose un po' più frivole o mondane, come le definisce Armstrong...

Houston: Neil (Armstrong): messaggi di congratulazioni all'Apollo 11 sono arrivati alla Casa Bianca dai leader di tutto il mondo e continuano ad arrivare. Tra i più recenti, i telegrammi del primo ministro inglese Harold Wilson, e del re del Belgio. Tutta la stampa del mondo è dominata dalle notizie su Apollo 11. Alcuni giornalisti calcolano che il 60% delle notizie riguardino la vostra missione. Il New York Times ha avuto una richiesta favolosa della sua edizione di oggi. Sebbene abbia già stampato 950 mila copie, dovrà ristampare l'intera edizione. Questo avverrà giovedì e quella edizione sarà venduta come un ricordo. Alexei Kossighin ha mandato le sue congratulazioni a voi e al presidente Nixon attraverso l'ex-vicepresidente Humphrey che sta visitando la Russia. Anche i cosmonauti sovietici vi mandano le loro congratulazioni. Humphrey riferisce queste parole di Kossighin: «Voglio dire al presidente degli Stati Uniti e al popolo americano che l'Unione Sovietica desidera lavorare con gli Stati Uniti per la causa della pace». Tutto il mondo sembra essere felice per la missione dell'Apollo 11. La polizia italiana ha dichiarato che la notte di sabato è stata la notte in cui sono avvenuti meno furti o reati di tutto l'anno. Questa mi sembra davvero una gran bella notizia, vero Neil? Credo che vi interessino anche i commenti delle vostre mogli. Neil, tua moglie Jane ha detto di ieri: «E' stata una serata perfetta. E' stato un onore ed un privilegio viverla con mio marito e con l'equipaggio. E' stata un'esperienza magnifica». Quando le hanno chiesto se considera l'atterraggio sulla Luna il momento più bello della sua vita, ha risposto: «No, no, il giorno più bello della mia vita è quello in cui ci sposammo!». Mike (Collins), la tua Pat ha detto semplicemente: «E' stato fantasticamente meraviglioso». Buzz (Aldrin), tua moglie Joan ha detto: «Io non riuscivo a crederci che erano lassù sulla Luna. Era difficile crederci. Era assolutamente irreale fino a quando hanno incominciato a muoversi. All'atterraggio sulla Luna ho pianto. Ero tanto felice». Poi ha aggiunto: «La parte migliore della missione, per me, è quella dell'ammaraggio nell'oceano».
Armstrong: Grazie moltissimo Charlie.
(trattasi di Charlie Duke, astronauta che parla dal centro di Houston)
Houston (Pete Slayton): Ho un paio di domande da fare ai due che hanno camminato sulla Luna. Avete un secondo?
Armstrong: Vai avanti Pete...
Houston: In un esperimento sismico vediamo salire la temperatura. E' un po' più alta del normale. Ci chiediamo se potete verificare la posizione in cui avete sistemato il sismografo. Ci sembra che essa sia a 40 piedi di distanza dal LM nella posizione delle undici sul quadrante dell'orologio.
Armstrong: No, no. La posizione è tra il nove e il nove e trenta. Lo abbiamo sistemato a cinquanta o sessanta piedi dal LM.
Houston: Avete notato, al decollo, se si è alzata una nuvola di polvere dalla Luna?
Armstrong: Non molta. C'è stato un po' di «Kapton» (rivestimento plastico in oro o argento che costituisce anche all'esterno del LM la corazza termica) e pezzetti dell'LM sono schizzati via in tutte le direzioni, ma non ricordo di aver visto alcuna nuvola di polvere.
Houston: Ho capito tutto. Dunque hai visto pezzetti del LM schizzare via? E' davvero questa la prima cosa che hai da raccontare?
Armstrong: Si, si, era il Kapton ma non solo il Kapton. Anche altre parti del LM, le zampe che schizzavano tutt'intorno a grande distanza, ma, ti ripeto, non ho visto una nuvola di polvere.
Houston: Grazie moltissimo.
Tre ore sono passate e la capsula Apollo 11 ha già effettuato la manovra di inserzione lungo il corridoio terrestre. Gli astronauti ha fatto un riposino e, al risveglio, sono curiosi di sapere altre cose che nel frattempo sono accadute sulla vecchia Terra. Da Houston li informano che solo 4 nazioni non hanno dato notizie sul volo e sull'atterraggio sulla Luna: la Cina comunista, la Corea del Nord, Il Vietnam del Nord e l'Albania. La sonda sovietica Luna 15 pare che sia precipitata nel Mare della Crisi, dopo avere orbitato la Luna per 52 volte, anche se l'agenzia Tass riferisce che le ricerche scientifiche in programma sono andate a buon fine. Altri argomenti sono le guerre, gli avvenimenti sportivi e il presidente Nixon che sarà a bordo della «Hornet» per riceverli. Ma Collins preme per avere un'altro genere di informazioni...
Collins: Bene, bene. Ma io voglio sapere come va la Borsa. Come stanno oggi le azioni Industrials? Interessa a tutti e tre.
Houston: State in attesa, controllo. Intanto verificate il vostro vettore.
Collins: Si, si, Houston, ma io voglio sapere delle Industrials.
Houston: Va bene.
Collins: Vai avanti, vai avanti.
Houston: Allora, le Industrials hanno chiuso martedì, verso le tre del pomeriggio, abbastanza maluccio. Vale a dire, meno sei punti del normale. Oggi sono andate ancora più giù. Stamani erano a 11,5. Poi sono salite di un punto, poi di mezzo punto. Ma ora sono di nuovo scese di 1,63. Come le Ferrovie, che sono in ribasso di 1,58.
Collins: Ahi, ahi! Ogni volo ha i suoi svantaggi, suppongo.
Houston: Si dice che i responsabili di quel punto e mezzo andato giù siate proprio voi.
Collins: Mi meraviglierei se non ci dessero sempre la colpa di qualcosa.
I contatti radio hanno quindi un momento di difficoltà, poi prende la parola Armstrong...
Armstrong: E' molto bello sedere quassù e guardare la Terra che diventa sempre più grande e la Luna che diventa sempre più piccola. Houston, sai cosa pensiamo noi quassù? Pensiamo che è proprio brutto non trovare il punto di atterraggio quando scendiamo sulla Luna, ma è ancora più brutto dirigerci verso il pianeta sbagliato.
Houston: Non succederà mai: vi teniamo stretti in pugno.
Armstrong: Quella cosa laggiù la vediamo diventare sempre più piccola: la stiamo veramente lasciando...
Houston: Che bella cosa per voi, ragazzi.
Armstrong: E' ancora bella però, vista da qui. E poi noi ne abbiamo abbastanza della Luna. Charlie, vorremmo parlarti di qualcos'altro. So che ci sono tutti quegli scienziati che vengono da tutti i paesi del mondo in attesa delle rocce lunari e penso che sarebbero interessati di sapere cosa abbiamo qui. Dunque, abbiamo queste due scatole che sono veramente piene. Le abbiamo chiuse bene nel vuoto. Le abbiamo chiuse sulla superficie lunare e le abbiamo portate nel LM dopo averle sigillate: diglielo agli scienziati. E poi digli che le abbiamo messe nei sacchi e le abbiamo accomodate proprio benino qui dentro nel modulo di comando. Ripeto: sono due scatole e digli che saranno immediatamente trasferite al Laboratorio Lunare. Digli che ci sono molti tipi di rocce e che c'è anche parecchio suolo e che c'è anche un bel po' di sabbia. E speriamo che ci siano dentro anche delle particelle di vento solare. E digli anche che l'esperimento del vento solare lo abbiamo portato in fondo.
Houston: Grazie molte per tutto quello che avete fatto.
L'alimentazione nello spazio riveste un ruolo molto importante e gli astronauti sperimentano tutte le tecniche per mangiare correttamente. Sull'argomento si sbizzarrisce molto Aldrin (che al ritorno a casa dovrà affrontare un problema di altra natura), ironizzando anche su un piano di volo per Apollo 12...
Armstrong: Houston, ora che noi abbiamo toccato la Luna io vorrei occuparmi di cose un po' più mondane e vorrei raccontarti qualcosa su questa faccenda del mangiare. Sono sicuro che hai già visto il contenitore dell'acqua. Tra poco Mike ti mostrerà come funziona l'acqua col nuovo filtro per togliere l'idrogeno. Questo sacchetto dell'acqua lui lo può tenere in mano e l'acqua la possiamo bere abbastanza facilmente. Per quello che riguarda i cibi di natura solida puoi vedere forse questo cocktail di gamberetti. Questo pomeriggio abbiamo mangiato anche l'insalata di salmone
Houston: Sei molto chiaro per un po'. Poi la voce si perde in un'altro mondo...
Aldrin: Ti volevo dire, se mi senti, che il cibo ce l'avete tagliato così piccolo per impedire che galleggi intorno alla cabina, per consentirci di mettercelo in bocca subito. Con gli esperimenti che abbiamo fatto, io credo che potreste fare a meno di tagliarcelo a pezzetti così piccoli e che si potrebbe progredire un po' in questi voli e darci dei pasti come quelli che mangiamo sulla Terra. Infatti, durante questo volo non abbiamo fatto altro che mangiare dei pezzettini di pane piccoli piccoli. Però quando abbiamo trovato l'unico pezzo grosso che ci avete dato ci abbiamo spalmato sopra la pasta di prosciutto e vi assicuro che spalmarla è stato veramente facile, benché fossimo in gravità zero. Io credo di aver scoperto che è assolutamente facile, in gravità zero, mangiare come si mangia sulla Terra...
Houston: Senti, Aldrin, abbiamo chiamato tua moglie Joan, ma non era in casa. Yanis, tua figlia, ci ha detto di dirti che l'erba del giardino sarà così alta quando torni che ti arriverà alle ginocchia. E forse al collo, quando uscirai dalla quarantena.
Aldrin: OK, forse mi daranno un periodo di permesso per tagliare l'erba.
Houston: D'accordo.
Aldrin: La colazione è stata magnifica, come sempre, se non fosse per quei pezzettini. Abbiamo mangiato pesche a fette, salsicciotti, due tazze di caffè. Non mi ricordo il resto.
Houston: A me sembra una buona colazione. Certo meglio della nostra. Io sono qui da un mucchio di ore senza mangiare.
Aldrin: Ma perché non chiedi a Milt di darti cinque minuti per masticare un hamburger?
Houston: Gliel'ho detto anche cinque minuti fa. Ma lui continua a ripetere che c'è da controllare questo problema del peso, del mio peso. Dice che devo tenere le mie calorie molto basse.
Aldrin: Houston, sai che abbiamo fatto un piccolo piano di volo per l'equipaggio di Apollo 12?
Houston: Quale?
Aldrin: Abbiamo cercato di calcolare quanti spaghetti e quante polpette si possono portare a bordo per Alan Bean.
Houston: Non siamo mica sicuri che l'astronave possa portare su un'eccedenza di peso come quella che dite. Ti rendi conto di quello che dici? Alan Bean è un fortissimo mangiatore, pur essendo asciutto.
Aldrin: Be', noi abbiamo calcolato che è su per giù il cibo che ci vorrebbe per la «bisbetica».
Houston: La cosa?
Aldrin: La bisbetica, t'ho detto. La bisbetica è un animale che può mangiare sei volte il peso del proprio corpo, ogni 24 ore. E questo è pressappoco la quantità di spaghetti che potremmo portare per Alan Bean.
Houston: Ho paura che sarebbe ancora peggio della bisbetica...
Manca poco allo splash-down nell'Oceano Pacifico. Le comunicazioni radio sono ancora interrotte mentre la Hornet stabilisce un primo contatto visivo con Apollo 11, che però scompare dietro le nuvole. Il momento è delicatissimo perché si devono aprire i paracadute necessari a rallentare la velocità della navicella che sta viaggiando a 36.237 piedi al secondo...
Houston: Apollo 11 non vi sentiamo. (dall'Apollo giungono solo rumori confusi)
Houston: L'Apollo 11 avrebbe dovuto aprire adesso i primi paracadute.
(dalla Hornet riferiscono di avere udito un sonic-boom, il classico bang dell'aereo che supera la barriera del suono)
Hornet: Apollo 11, Apollo 11. Questa è la Hornet.
Apollo 11: Questo è Apollo 11 che vi sente abbastanza chiaro.
Hornet: Bene, vi abbiamo localizzati.
Houston: La Hornet ha stabilito il contatto a voce. Gli aerei in volo ci riferiscono che tutti e tre i paracadute sono aperti.
Houston: La Hornet riferisce che l'astronave scende dritta sull'obiettivo stabilito.
Hornet: Apollo 11 in vista con i paracadute.
Apollo 11: Apollo 11 a 1.500 piedi.
Hornet: Capito. Abbiamo una visuale di circa un miglio e mezzo.
Primo sommozzatore: Apollo 11?
Armstrong: Siamo a cento piedi.
Primo sommozzatore: State venendo giù proprio bene.
Apollo 11: Cinquanta piedi.
Primo sommozzatore: Splash-down, splash-down!
Armstrong: Ammaraggio: ci siamo.

Armstrong e Aldrin non avrebbero dovuto essere i primi uomini a passeggiare sulla Luna

Negli anni sessanta ebbe inizio la gara per la conquista dello spazio e gli uomini che vi partecipavano erano diventati degli idoli per la gente. Il pericolo esisteva, certo che esisteva. Ma faceva parte del gioco, di un'esperienza completamente nuova e, al tempo stesso, decisamente esaltante. In questa corsa al cosmo, pericolosa e per certi aspetti sconosciuta, una data ha segnato il cammino dell'Uomo che voleva raggiungere la Luna: il 27 gennaio 1967, quando accadde un imprevisto mortale.
Quel giorno tre astronauti americani stavano svolgendo un'esercitazione terrestre di routine all'interno di una capsula Apollo posta alla sommità dell'immenso razzo Saturn IB. Il conto alla rovescia era stato però interrotto perché si era verificato un guasto nelle comunicazioni radio ed i tecnici a terra stavano cercando di porvi rimedio. Si era pertanto in un momento di «stanca», con le telecamere all'interno della cabina che inquadravano i volti degli astronauti intenti a seguire gli strumenti di bordo.
La situazione non era rischiosa: ne il Saturn, ne l'Apollo 1 contenevano propellente. Inoltre tutti i componenti pirotecnici erano stati disattivati o rimossi. Improvvisamente il fuoco avvolse la capsula e gli schermi delle telecamere diventarono bianchi. Una scintilla elettrica aveva provocato una tremenda esplosione dell'ossigeno di bordo: la tragedia non era durata più di 15 secondi.

MISSIONE APOLLO 11 - Ritratto e note biografiche degli astronauti Armstrong, Aldrin e Collins
GLI ASTRONAUTI DI APOLLO 11 (Note biografiche)
NEIL ARMSTRONG: è nato il 5 agosto 1930 nella cittadina di Wapakoneta (Ohio). Laureato in ingegneria, è astronauta dal 1962. Entrato a 19 anni nell'aviazione di Marina, prese parte a diversi voli durante il conflitto in Corea. Successivamente divenne pilota collaudatore e volò sull'aereo sperimentale a razzo X-15, raggiungendo una velocità di 6.419 Km/h ad un'altitudine di 63.246 metri.
Ha al suo attivo più di 3.500 ore di volo, 2.500 dei quali su aviogetti. E' stato comandante di un'astronave Gemini, nel marzo del 1966, in una missione di 10 ore durante la quale egli portò a termine il primo aggancio (docking) tra due veicoli spaziali.
EDWIN ALDRIN: nato a Montclair (New Jersey) il 20 gennaio 1930, seguì giovanissimo le orme del padre (colonnello dell'aeronautica in ausiliaria) arruolandosi nelle Forze aeree. Ha compiuto più di 3.300 ore di volo ed è astronauta dal 1963. In occasione del volo conclusivo del progetto Gemini,
insieme al collega James Lovell (novembre 1966), stabilì un primato di escursione nello spazio di 5 ore e mezzo, compiendo vari esperimenti e scattando molte fotografie, tra le quali le prime di un'eclisse solare ripresa dallo spazio.
MICHAEL COLLINS: è nato a Roma il 31 ottobre 1930 mentre il padre prestava servizio come addetto militare all'Ambasciata degli Stati Uniti. Prima di diventare astronauta (1963), fu ufficiale pilota collaudatore dell'Aeronautica militare. Ha accumulato oltre 3.800 ore di volo. Fu pilota della decima missione Gemini, tra il 18 e il 21 luglio 1966, che prevedeva l'appuntamento e l'aggancio con un vettore a razzo. Nell'occasione effettuò due passeggiate nello spazio e, in una di queste, si spostò sul razzo vettore per recuperare un apparecchio che rilevava le micrometeoriti.
(dati riferiti al 21 luglio 1969)
I LORO MESSAGGI SUGLI ASPETTI PRATICI E SIMBOLICI DELLA CONQUISTA DELLA LUNA

La missione Apollo 11 sta per concludersi: dura ormai da 177 ore e mezzo. Fra 17 ore e 48 minuti la capsula ammarerà nelle acque del Pacifico a 24 miglia dalla portaerei «Hornet». In questi ultimi momenti di volo gli astronauti sentono il desiderio di fare alcune considerazioni sul loro viaggio, sugli aspetti simbolici della conquista della Luna, sull'esplorazione dello spazio. Di seguito il testo integrale dei messaggi estrapolati dalle normali comunicazioni radio tra il centro spaziale di Houston e i tre uomini sulla via del ritorno.

Neil Armstrong: Houston, buonasera. Questo è il comandante dell'Apollo 11. Cento anni fa Jules Verne scrisse un libro sul viaggio dalla Terra alla Luna. La sua astronave, Columbia, partì proprio dalla Florida per ammarare nell'Oceano Pacifico dopo aver completato un viaggio fino alla Luna. Ci sembra giusto oggi dividere con voi a Terra alcune delle riflessioni che l'equipaggio della moderna Columbia ha fatto oggi nel momento di entrare nel corridoio terrestre e prima di ammarare nell'Oceano Pacifico. Lascio pertanto la parola a Mike Collins.
Mike Collins: Questo nostro viaggio verso la Luna a voi può essere sembrato semplice e facile, ma io vi dico che non è stato davvero un gioco. Tanto per cominciare, quel razzo Saturno V messo in orbita è una macchina incredibilmente complicata. Però ha lavorato straordinariamente bene. Ma tutto qui è complicato. Questo computer dietro la mia testa ha un vocabolario di 38.000 parole. Ciascuna parola è stata scelta accuratamente con uno speciale significato per noi dell'equipaggio. E questa valvola che ora ho in mano è composta a sua volta di altre 300 valvole. E oltre a questo vi sono miriadi, semplicemente miriadi di fili, sottofili, nastri, sottonastri e altri aggeggi di controllo. Il motore SPS, il motore più grande che abbiamo sul modulo di comando, ha funzionato benissimo in orbita lunare e deve funzionare bene anche in orbita terrestre, altrimenti..., i paracadute che sono qui sopra alla mia testa e che domani, sono certo, funzioneranno egregiamente, sono anch'essi meno semplici di quel che sembra. Però noi abbiamo sempre avuto una grande fiducia che tutto questo «equipment» avrebbe funzionato bene e questo, lasciatecelo dire ora che stiamo tornando a casa, è stato possibile solo attraverso il sangue, il sudore e le lacrime di un mucchio di gente. Prima di tutto gli operai americani che hanno costruito i pezzi di questa macchina nelle fabbriche. E poi il lavoro di tutta quella gente che li ha assemblati, e poi il lavoro di tutta quella gente che, giù alla NASA, ha preparato gli strumenti, la missione del volo: quelli che sono rimasti al controllo del volo e quelli che hanno allenato noi dell'equipaggio.
Edwin Aldrin: Buonasera. A me lasciate dire gli aspetti simbolici di questo volo perché siamo arrivati alla conclusione che questo è qualcosa di più del viaggio di tre uomini fino alla Luna. E' qualcosa di più dello sforzo di un governo e di un'industria; è qualcosa di più dello sforzo di una Nazione. A noi sembra che questo sia il simbolo dell'insaziabile curiosità umana che vuole esplorare l'ignoto. La dichiarazione che ha fatto Neil l'altro giorno, «è un piccolo passo per l'uomo ma un grande salto per l'umanità», a me sembra proprio giusta. A me sembra che sintetizzi tutto ciò che sentiamo noi tre in questo momento. Noi abbiamo accettato la sfida di andare alla Luna. Questa sfida era inevitabile. E' stato relativamente facile, in fondo, completare questa azione. Io penso che oggi noi siamo assolutamente capaci di sviluppare l'esplorazione dello spazio. E questa Aquila, che noi abbiamo scelto come simbolo universale di pace per la Terra nel nostro viaggio dal pianeta Terra alla Luna, questa Aquila dovrebbe andare un po' più lontano della Luna. Personalmente, quando io rifletto sugli avvenimenti degli ultimi giorni, penso al verso dei Salmi ed è questo: «Quando io guardo i cieli, il lavoro delle tue dita, la Luna e le stelle che tu hai ordinato, mi chiedo, o Signore, come tu abbia il tempo di occuparti anche di noi...».
Neil Armstrong: Buonasera. Qui Armstrong. Io voglio dire soltanto che la responsabilità di questo volo spetta anzitutto alla storia. Ai giganti della scienza che hanno preceduto il nostro sforzo. Poi direi al popolo americano che ha insistito nel desiderio di andare alla Luna e poi ai governi e al Congresso degli Stati Uniti che hanno approvato il progetto, poi alle industrie che hanno costruito le nostre astronavi. Ed è a loro che io, prima di rientrare sulla Terra, vorrei inviare il nostro ringraziamento. A tutta le gente che stanotte ci ascolta e ci guarda: che Dio vi benedica. Buonanotte dall'Apollo 11 e arrivederci a tra poco.

Poco più tardi, i primi soccorritori, arrivati con gli ascensori alla sommità del razzo Saturno, trovarono i tre astronauti morti, seduti ai loro posti, con le tute bruciacchiate e con ancora le mani sugli strumenti. Aprire l'abitacolo fu molto difficoltoso, soprattutto perché il calore infernale impediva l'avvicinamento. In questa, purtroppo inutile, operazione di salvataggio ventisette persone rimasero ferite, ustionate o intossicate Da notare che, tecnicamente, il portellone della capsula poteva essere aperto in circa 90 secondi e che gli astronauti non morirono per le ustioni riportate ma soffocati dai fumi tossici inalati durante l'incendio.
Dal momento dell'esplosione all'apertura forzata del portello erano trascorsi solo cinque minuti. Un tempo celere in regime normale, ma un'eternità nel caso specifico. Negli Usa qualcuno parlò anche di colpevole ritardo, non rendendosi conto che anche di fronte alla prevedibilità di un episodio simile, ogni intervento di soccorso sarebbe stato estremamente difficoltoso, quasi vano.
Per capire meglio quello che era accaduto, i corpi dei tre astronauti furono lasciati ai loro posti per altre sette ore. In quel modo si cercò di interpretare accuratamente il loro ultimo gesto, anche se nessuno ebbe mai seri dubbi sulle cause dell'incidente. Sicuramente una scintilla aveva incendiato l'ossigeno puro pressurizzato necessario alla respirazione dentro la capsula.
Un incidente al limite, che da quel giorno spinse i tecnici della NASA a cercare altre soluzioni per la sicurezza dei voli spaziali. Era assolutamente indispensabile evitare altri fatti del genere in vista della missione finale verso la Luna.
I tre astronauti che persero la vita erano: Virgil Grissom, comandante, già allora considerato un veterano; Edward White, pilota maggiore, il primo americano a «galleggiare» nello spazio fuori da una capsula; Roger Chaffee, il giovane pilota della missione.
Qualche giorno prima della tragedia, White aveva parlato con un giornalista, ipotizzando che, in imprese così temerarie, sarebbero potuti accadere degli incidenti ma, allo stesso tempo, si augurava che questo non avrebbe rallentato la marcia degli Usa verso la Luna. Già, la Luna, perché era quasi certo che Grissom e White sarebbero stati i prescelti per calcare l'«immacolato» suolo lunare. Invece un destino crudele si frappose tra loro e la storia, che oggi li ricorda solamente per quel maledetto incidente...
Comunque la marcia verso il satellite naturale della Terra ritardò solo di qualche mese: due anni e mezzo dopo, in una incredibile notte dell'estate del 1969, il privilegio di essere i primi uomini a posare i piedi sulla Luna toccò ad Armstrong e Aldrin.

Sintesi e adattamento da "IL SECOLO XIX" e "LA NAZIONE" del 29 gennaio 1986
DICEMBRE 1968 - Apollo 8 aveva preparato lo sbarco entrando in orbita intorno alla Luna
LA NAZIONE del 31 dicembre 1968 - Servizio con immagini della missione spaziale Apollo 8 realizzate durante l'orbita intorno alla Luna
Divulgate le prime eccezionali foto inquadrate e scattate da uomini nello spazio

LA NAZIONE del 31 dicembre 1968 - L'ente spaziale americano ha pubblicato ieri i primi nove fotogrammi del film a colori che Borman, Lovell e Anders, i tre astronauti dell'Apollo 8, hanno ripreso il 24 dicembre mentre si trovavano in orbita intorno alla Luna. Sono le prime foto inquadrate e scattate da uomini nello spazio e il loro valore storico è eccezionale; così come è eccezionale il loro valore documentario, per la nitidezza dei dettagli del suolo lunare, ripreso da una quota di 112 chilometri. Lo sviluppo dei fotocolor ha riservato una prima sorpresa per i tre astronauti che avevano visto e descritto la Luna come un corpo color grigio sporco. "Un posto non molto invitante per lavorarvi o viverci" aveva detto Borman. Le foto non modificano questa desolante impressione, ma la superficie lunare vi appare di un colore verdastro e tutte le tonalità sono più marcate e decise di quanto lo siano in realtà. Una spiegazione potrebbe essere data dalla ipotesi che depositi acidi, formatisi sugli oblò della capsula in seguito all'evaporazione degli speciali stucchi usati per i cristalli, abbaino formato

una sottile patina esterna che potrebbe aver funzionato come un filtro, alterando i colori. Durante il volo, come è noto, alcuni oblò si appannarono appunto in seguito all'evaporazione degli stucchi.
Le fotografie costituiranno un documento prezioso per la scelta della zona in cui dovranno discendere i primi esploratori della Luna. Ogni particolare potrà essere ingrandito fino a mettere in evidenza anche i minimi dettagli... Nelle foto l'aspetto della Luna cambia considerevolmente secondo il mutare delle condizioni di luce. Quando i raggi del Sole sono perpendicolari, o giungono con un angolo piuttosto alto, la durezza delle ombre e il biancore del riverbero appaiono accentuati; sotto la luce radente, la superficie del satellite naturale terrestre ha invece l'aspetto di una soffice coltre di nubi, dagli angoli molto morbidi. Sono comunque nitidissimi i crateri, le fratture ed altri dettagli. Le immagini raccolte da Apollo 8 saranno un eccezionale strumento per studiare un fenomeno sconosciuto: l'erosione degli orli di molti crateri. Come è noto, sulla Luna non c'è atmosfera, non vi sono piogge, ne venti, ne altri fenomeni meteorologici che possano spiegare - come accade sulla Terra - l'erosione delle superfici solide. Le pessime condizioni di molti crateri devono perciò essere attribuite ad altri fenomeni naturali la cui spiegazione è ancora incerta.
LA TERRA COME APPARE DALLA LUNA - Più impressionanti, sotto altro aspetto, le immagini della Terra, così come appare dalle lontane regioni lunari. Il nostro pianeta brilla nello sfondo nero del nulla come una meravigliosa gemma azzurra. "Un'oasi nello spazio" disse Lovell mentre la guardava affascinato dall'oblò della capsula. I continenti si distinguono per il loro colore bruno, le formazioni di nuvole sono evidentissime, con il loro colore candido. Una formazione ciclonica è distinguibile sull'Atlantico: forse quella che porterà il maltempo previsto per i prossimi giorni...
LA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA - Attesissime le immagini delle regioni poste nell'emisfero che, nessun uomo, prima di Borman, Lovell e Anders aveva mai potuto vedere dalla Terra. Le fotografie scattate da 112 chilometri di quota mostrano il grande cratere Glocenius del diametro di 64 chilometri, attraversato da numerosi solchi; i crateri Magellano, Magellano A e Colombo A, una vasta area di 80 chilometri di lato, ripresa quasi verticalmente, con un grande cratere del diametro di 32 km.
ANCHE I SOVIETICI HANNO ELOGIATO LA MISSIONE APOLLO 8 - Boris Petrov, direttore dell'Istituto di ricerche spaziali dell'URSS, ha così commentato l'impresa lunare degli Stati Uniti: "La felice conclusione del volo della capsula Apollo 8 è una grandissima conquista della scienza e della tecnica spaziale americana e dei coraggiosi astronauti Frank Borman, James Lovell e William Anders... I voli intorno alla Luna col ritorno sulla Terra delle stazioni sovietiche Zond 5 e Zond 6 e dell'astronave Usa Apollo 8 hanno aperto un'altra pagina importante nello studio dello spazio cosmico, studio il cui inizio è stato segnato dal primo satellite artificiale della Terra, lo Sputnik, e dall'impresa di Yurij Gagarin... Una gran parte del volo di Apollo 8 è stata assegnata ai comandi manuali. I tre astronauti americani hanno eseguito con notevole bravura le varie manovre, soprattutto quella di passaggio dall'orbita circumlunare alla traiettoria verso la Terra. In quel momento la capsula si trovava sulla faccia nascosta della Luna e non poteva perciò ricevere indicazioni dai dirigenti del volo. Le conseguenze di un errore o di un guasto del motore in queste circostanze sono facilmente immaginabili"

APRILE 1970 -  Il dramma degli astronauti di Apollo 13 tiene il mondo col fiato sospeso
EPOCA del 19 aprile 1970 - La copertina, senza fotografie, descrive a parole il dramma che gli astronauti di Apollo 13 stanno vivendo nello spazio
"Houston, abbiamo un problema" - Inizia la corsa contro il tempo per non morire

EPOCA del 19 Aprile 1970 - Martedì 14 aprile, alle 4,07 ora italiana, una tremenda esplosione ha provocato uno squarcio di quasi 6 metri nel modulo di servizio, mettendo in avaria meta del sistema elettrico di Apollo 13, mentre l'astronave si trovava a 328.000 chilometri dalla Terra. Alle 4,15 del mattino le luci rosse del sistema di allarme si accendevano sul quadro di controllo di Houston. Gli astronauti Swigert, Lovell e Haise comunicavano alla base che un indicatore di ossigeno segnava zero e che la navicella stava disperdendo del gas nello spazio. Missione annullata e lotta contro il tempo per tornare a terra. Gli astronauti, durante il volo di ritorno, sopravvivranno grazie all'elettricità,

Copertina di EPOCA del 26 aprile 1970. "Ha vinto l'uomo" - Nella foto Haise, Lovell e Swigert in salvo sulla portaelicotteri Iwo Jima

all'ossigeno e alle riserve d'acqua presenti sul LEM e ad una serie incredibile di manovre di emergenza studiate e concordate con i tecnici della Nasa.
EPOCA del 26 Aprile 1970 - Il nostro inviato è stato uno dei pochi giornalisti europei che si sono trovati al centro di controllo della Nasa al momento del dramma... Nell'auditorium del centro spaziale si sono susseguite le conferenze stampa. Deke Slayton, capo degli astronauti, è stanco ma i giornalisti continuano a bombardarlo di domande: "Stiamo già lavorando per Apollo 14" dice, "come se nulla fosse avvenuto...". Improvvisamente arriva Neil Armstrong, apparentemente fresco e riposato. Indossa una giacca color senape, su pantaloni neri: "Ciò che stanno facendo lassù Jim, Fred e Jack" dice, "è forse più difficile di uno sbarco sulla Luna."... Da Mosca giunge un messaggio alla Nasa per Lovell e i suoi compagni. Il telegramma, firmato V. Shatalov, dice: "Noi cosmonauti sovietici stiamo seguendo il vostro volo con grande attenzione e ansietà. Vi auguriamo di tutto cuore di ritornare salvi sulla terra".

EPOCA del 19 aprile 1970 - Il lancio di Apollo 13 dalla base NASA di Cape Canaveral (11 aprile 1970) EPOCA del 26 aprile 1970 - A Honolulu il presidente USA Richard Nixon conferisce agli eroi di Apollo 13 la "Medaglia della Libertà" EPOCA del 26 aprile 1970 - Un articolo e un disegno illustrano come sono stati salvati gli astronauti di Apollo 13 EPOCA del 26 aprile 1970 - Nella mattinata di venerdì 17 aprile 1970, la portaelicotteri Iwo Jima recupera nel Pacifico gli astronauti di Apollo 13 EPOCA del 26 aprile 1970 - Articolo di Guido Piovene "E' stata una vittoria dell'uomo". Nella foto i tre astronauti dell'Apollo 13 festeggiati dai marinai della portaelicotteri Iwo Jima Mentre le missioni Apollo raggiungevano la Luna, alla Nasa erano gia pronti i primi progetti degli "Shuttle", le navette riutilizzabili

"Un momento prima dello scoppio, il cuore di Lovell batteva a 66 pulsazioni al minuto, quello di Haise a 69, e quello di Swigert a 70. Valori del tutto normali anche per chi sta in poltrona a leggere il giornale. Quindici secondi dopo, i battiti erano bruscamente saliti rispettivamente a 105, 88 e 95. Trenta secondi dopo, quando un'orda di neri pensieri urgeva già nelle loro menti e gli strumenti di bordo segnalavano la vertiginosa discesa dell'energia elettrica e dell'ossigeno (che stavano per finire), l'aumento del ritmo cardiaco era arrivato a 120, 104 e 105... Erano i sintomi di un'umanissima paura che si insinuava nei naufraghi dello spazio. E guai se non fosse stato così, se degli uomini veri avessero reagito come macchine. Una macchina, infatti, sarebbe "morta": gli uomini invece - aiutati dalle macchine, s'intende - sono tornati..."
"Il freddo è stato crudele, specialmente per uomini costretti a una semi-immobilità e sottoposti a una tensione nervosa che ci è difficile immaginare con esattezza. Il riposo effettuato a due per volta, a turno, nel Modulo Lunare, è stato molto difficoltoso a causa della mancanza di spazio... Pensate al significato di quel "dormire" a intervalli quasi precisi, legati con cinghie o con mezzi di fortuna per non galleggiare senza peso, respirando un'aria viziata da un alto tasso di anidride carbonica per la "crisi" di alcune apparecchiature igieniche di bordo. Eppure, anche se ciò può apparire al limite dell'umano, è proprio all'autocontrollo e al dominio di sé come questo che è dovuta la salvezza di Lovell, Haise e Swigert..."

LUGLIO 1976 -  La sonda americana Viking 1 atterra su Marte per cercare tracce di vita

La sonda americana Viking 1 si prepara ad entrare in orbita attorno a Marte per esplorare la zona in cui il 4 luglio prossimo atterrerà il suo laboratorio biologico automatico. Lo scopo della missione è di accertare se sul "pianeta rosso" vi siano tracce di vita, tracce che evidentemente sono condizionate alla presenza di acqua. Dopo dieci mesi di viaggio, la Viking è in forma perfetta e sta trasmettendo a terra una serie di immagini eccezionali. Una di esse riguarda un'inaspettata formazione nebbiosa, nuvole quindi, che si ritiene siano costituite da cristalli di ghiaccio. Sulla superficie di Marte sono state inoltre osservate maggiori variazioni di colore di quante ne fossero state viste con le precedenti sonde, mentre una torreggiante montagna vulcanica, già scoperta 5 anni fa, sembra aver cambiato forma.
In relazione alle nubi di vapore acqueo sotto forma di cristalli di ghiaccio, il dott. James Cutts ha definito l'osservazione "piuttosto eccitante". Anche se la grande formazione di vapore ghiacciato su una vasta depressione denominata "Hellas" era inattesa, secondo Cutts non è necessariamente un segno che su Marte vi sia più acqua di quanto ipotizzato in passato.
Le fotografie mostrano anche del ghiaccio, in alcune aree, tra cui il fondo di antiche crateri. Tra le caratteristiche più spettacolari della superficie marziana, osservata attraverso le immagini inviate dal Viking nelle ultime ore, spicca senza dubbio la grande altezza della montagna vulcanica "Arsia Silver", valutata ad almeno 24 mila metri, e la lunghezza di un profondo canyon, calcolata in oltre 4 mila chilometri. Il dott. Michael Carr, capo dell'équipe fotografica del programma "Viking", ha dichiarato che è impossibile sapere perché le caratteristiche di "Arsia Silver" siano mutate da quando venne fotografato per la prima volta dalla sonda Mariner 9, nel 1971-'72.
Carr dubita che il mutamento riscontrato sia attribuibile ad attività vulcanica. Anche se Marte ha un certo numero di vulcani e molti segni di colate laviche, gli scienziati ritengono che l'attività vulcanica sul "pianeta rosso" sia cessata molti milioni di anni orsono.
Per oggi pomeriggio è prevista la manovra dell'ingresso in orbita marziana, definita dal direttore della missione Tom Young come "un'occasione senza possibilità di ripetizione". Una prima accensione del razzo di bordo (40 minuti di durata) rallenterà la velocità della sonda di circa 2.500 miglia orarie, dopodiché l'attrazione gravitazionale di Marte curverà la traiettoria determinando l'ingresso in un percorso orbitale con apogeo di 31.440 miglia e perigeo di 932 miglia. La durata del giro orbitale sarà di 42 ore e mezza. Lunedì, si accenderà di nuovo il razzo di bordo per portare l'orbita a 24 ore e mezza, ossia la lunghezza del giorno marziano, mentre le potenti cineprese della sonda inizieranno a perlustrare la zona di atterraggio, prevista all'imbocco di una gigantesca gola.
Se la zona dovesse essere giudicata troppo inospitale, ne verrà scelta un'altra...

Sintesi da "LA NAZIONE" del 20 giugno 1976
APRILE 1981 - Lo Space Shuttle Columbia  compie il primo volo orbitale intorno alla Terra
IL GIORNO del 15 Aprile 1981 - Una grande fotografia in prima pagina dedicata allo storico primo volo orbitale dello Space Shuttle Columbia
L'America incollata ai televisori. E' l'inizio di una nuova era dei voli spaziali

IL GIORNO del 15 Aprile 1981 - Favoloso Columbia! E' tornato dallo spazio puntuale, intatto, leggero... John Young, il più grande pilota del mondo, ha portato a terra la prima navetta spaziale americana, con una manovra perfetta che è venuta a concludere la fase di discesa dall'orbita durata un'ora. Un'ora di fiato sospeso per i timori che si avevano: vuoi per la possibilità che si staccassero altre mattonelle di

14 Aprile 1981 - Lo Space Shuttle Columbia in fase di atterraggio dopo il suo primo volo orbitale

protezione termica, vuoi per le enormi difficoltà obiettive dell'atterraggio avvenuto su una pista sabbiosa del deserto del Mojave, dopo una discesa a 25 mila Km all'ora... Nello spazio gli astronauti Young e Crippen non hanno dato segni di nervosismo, se si eccettua

un'imprecazione di Crippen alle prese con un pannello che non riusciva a smontare con il cacciavite. Morale alto dopo la telefonata con il vicepresidente degli Stati Uniti George Bush, che si era congratulato con loro anche a nome di Reagan.
UN COMMENTO DI GIANNI TIBALDI - "Il viaggio nello spazio più sofisticato della storia dimostra almeno due cose: non solo l'indispensabilità dell'uomo alla guida della macchina, ma anche di un uomo «completo», intellettualmente e affettivamente. Non basta la razionalità, ci vuole anche la fantasia... La prova dello Shuttle è il trionfo della scienza e della tecnica, ma non dello scientismo e del tecnicismo. Senza il combinarsi di ragione e creatività non avremmo avuto né il fuoco, né la ruota, né le astronavi. Non potrebbe esserci né civiltà, né progresso... Il successo del Columbia, dunque, come affermazione dell'Uomo. Soprattutto... Gli astronauti sono dei nuovi Prometei - simili agli eroi di tutti i tempi che sono andati a sfidare l'ignoto e a vincere con la loro paura degli uomini - che ci danno coraggio e ci aiutano a superare le nostre infondate angosce..."

LO SHUTTLE COLUMBIA SI DISINTEGRO' IL 1° FEBBRAIO 2003 - L'incidente avvenne al rientro nell'atmosfera, a causa di una breccia presente nell'ala sinistra, mentre la navetta si trovava sui cieli del Texas. Nel disastro perirono all'istante i 7 cosmonauti a bordo. - (Maggiori dettagli in altra pagina)
GENNAIO 1986 - Lo Space Shuttle Challenger esplode dopo il lancio da Cape Canaveral
IL SECOLO XIX del 29 gennaio 1986 - Morte nello spazio. Esplode lo Shuttle con 7 a bordo
L'America precipita nello sgomento. Tra i morti il primo civile: una professoressa

IL SECOLO XIX del 29 gennaio 1986 - "Morte nello spazio - Esplode lo Shuttle con 7 a bordo - Tra i componenti dell'equipaggio il primo civile: una maestra madre di due bambini. La spaventosa tragedia è avvenuta 75 secondi dopo il lancio. Un serbatoio sotto accusa. Vane ricerche nell'Atlantico - La maestrina 37enne Sharon Christa McAuliffe, scelta fra undicimila, doveva fare alcune lezioni dal cosmo. Insieme a lei, nella navicella della tragedia, sono morti altri sei astronauti: Ellison Onizuka (39 anni - ingegnere), Gregory Jarvis (41 anni - specialista elettrico) , Judith Resnik (36 anni - ingegnere biomedico, altra donna del gruppo), Michael Smith (40 anni - copilota), Francis Dick Scobee (46 anni - comandante della

LA NAZIONE del 29 gennaio 1986 - Lo Shuttle esplode in cielo davanti agli occhi del mondo

missione) e Ronald McNair (35 anni - chimico)... Per sei mesi Christa si era sottoposta a duri allenamenti, dopo aver chiesto un'aspettativa nell'istituto superiore di Concorde nel New Hampshire, dove insegnava inglese e storia americana... Dalla scuola era partita anche una comitiva di studenti, diretta a Cape Canaveral per assistere di persona alla partenza della professoressa Mc Auliffe, la «loro» professoressa, quella che gran parte dell'America avrebbe dovuto ascoltare fra qualche giorno nella prima lezione spaziale..."
LA NAZIONE del 29 gennaio 1986 - "Lo Shuttle esplode in cielo davanti agli occhi del mondo - La missione è durata due minuti. Improvvisamente un'immensa palla di fuoco, arancione. L'America, che stava seguendo

il lancio in diretta, è precipitata nello sgomento. Morti i sei dell'equipaggio, tra cui una donna, e una privata cittadina, un'insegnante, che avrebbe dovuto tenere lezione dal cielo. Un'ora dopo i rottami ancora precipitavano in mare. Tutti sotto choc alla Nasa: "Non sappiamo cosa dire". Nel cielo azzurrissimo della Florida, alle 11,40 ora locale, si è accesa una palla di fuoco e l'America piange la più grave tragedia della sua giovane storia di potenza spaziale, vent'anni e un giorno dopo un'altra esplosione, quella che distrusse sulla rampa di lancio la capsula «Apollo» pronta a partire per la Luna... La notizia dell'esplosione del «Challenger» ha provocato un rapido ridimensionamento della Borsa di New York, scesa improvvisamente di 5 punti... Il Presidente USA Ronald Reagan è stato informato dell'accaduto dal vicepresidente George Bush e dal consigliere

IL SECOLO XIX del 30 gennaio 1986 - Il Presidente Usa Ronald Reagan assicura che i progetti spaziali proseguiranno

per la sicurezza Pointdexter. In serata Reagan ha parlato dagli schermi della televisione. Poche commosse parole per rendere onore agli astronauti deceduti, per invocare un'inchiesta sulle cause della loro morte e per annunciare che il programma spaziale americano andrà comunque avanti..." - LA NAZIONE, tra i vari articoli, ricorda il primo astronauta morto durante un volo spaziale: fu il sovietico Vladimir Komarov che il 23 aprile 1967, tre mesi dopo la tragedia dell'Apollo, si schiantò al suolo dentro la sua capsula che non era riuscita a rallentare durante il rientro nell'atmosfera. Quattro anni più tardi, un altro incidente durante il rientro da

LA NAZIONE del 30 gennaio 1986 - Prime reazioni americane alla tragedia del "Challenger". Una foto triste mostra tre studentesse in preghiera per l'insegnante Christa Mc Auliffe

una missione in cui tre sovietici avevano battuto il primato di durata con 24 giorni in orbita: morirono Georgi Dobrovolsky, Vladislav Volkov e Victor Patsayev...
RUGGERO ORLANDO su Il Secolo XIX - " La scienza e la tecnica richiedono sacrifici nel loro progredire, anche il sacrificio della vita. Progrediamo pure, voliamo pure, ma con umiltà e timore: peggiore della paura è la tentazione dell'arroganza...".
LA NAZIONE del 30 gennaio 1986 - AMERICA ATTONITA - NASA SENZA RISPOSTE - "Continueremo la ricerca nello spazio" - Solo ipotesi sulla sciagura del "Challenger" - Reagan nel suo messaggio al Paese: "Ci saranno più voli,

più equipaggi, più volontari... nulla finisce qui" - Ma già qualche esperto annuncia una lunga sospensione dei lanci, forse un anno... - Il "New York Times" scrive che il Presidente chiederebbe alla NASA di accelerare la costruzione della navetta di seconda generazione, pronta per il 1990.
IL SECOLO XIX del 30 gennaio 1986 - L'America piange i morti dello "Shuttle", ma fa appello al suo orgoglio - REAGAN: "TORNEREMO NELLO SPAZIO" - Anche i parenti delle vittime chiedono che il programma non si fermi - La NASA è però inquieta; vuole prima scoprire le cause della tragedia - Il messaggio di cordoglio di Gorbaciov da un significato "mondiale" al lutto per i 7 astronauti. Ci si interroga sulla fine della maestrina: è stato giusto aprire così presto i voli ai civili? La prossima volta dovrebbe essere scelto un giornalista: accetterà? Nei centri spaziali in Florida e nel Texas angoscia e sconforto... Le campane di ogni chiesa d'America spontaneamente, ciascuna ad una sua ora, ieri hanno suonato a morte, chiamando ogni americano a riflessione, mentre tutti dicono che nessuna ipotesi sull'esplosione del "Challenger" può ancora essere fatta...

FATALI RICORSI STORICI - Lo Shuttle Challenger si alzò in volo 19 anni e un giorno dopo la tragedia di Apollo 1, avvenuta il 27 gennaio 1967 mentre era in corso una prova di volo a terra (vedi note a centro pagina). La rampa di lancio di Cape Kennedy dal quale partì Challenger era la stessa usata nel 1967. Incredibile a dirsi, era inattiva da dieci anni ed era stata rimessa in servizio proprio per il lancio della navetta.
Mentre Apollo 11 raggiungeva la Luna, la NASA pensava già all'«autobus dello spazio»

Lo Space Shuttle è la prima applicazione pratica dei progetti riguardanti i veicoli riutilizzabili. Costruito dalla NASA, l'Ente Spaziale Americano, nella seconda metà degli anni Settanta, poggiava su idee e lavori di ricerca che avevano visto la nascita molti anni prima. Addirittura la teorizzazione prese avvio nei primi anni del Novecento, epoca dei pionieri dell'astronautica Goddard, Oberth, Tsiolkowsky.
Può portare in orbita un massimo di 8 uomini: due sono il comandante e il pilota, gli altri sono esperti tecnici e scientifici, noti come «mission specialist» e «playload specialist», cioè responsabili del carico utile. I voli nello spazio con la navetta, l'«autobus spaziale», non richiedono agli astronauti sforzi fisici al livello di quelli delle missioni lunari. Due sono i momenti critici del volo di uno Shuttle, chiamato anche «Orbiter»: il decollo e l'atterraggio, un po' come succede per un normale aereo di linea.
Al Kennedy Space Center le navette partono utilizzando le stesse due rampe (LC 39 A e LC 39 B) del programma Apollo, ma profondamente modificate. Per esempio: mentre la torre di lancio del razzo vettore Saturn era montata su una piattaforma mobile, quella per lo Shuttle è fissa. Arriva alla rampa già montato e in posizione verticale. L'astronave è attaccata alla superficie di un gigantesco serbatoio esterno ai lati del quale sono assicurati due razzi ausiliari con propellente solido.
Essendo il momento del decollo una delle fasi più pericolose dell'intera missione, la NASA ha previsto un rientro di emergenza in caso di disfunzioni. Purtroppo non servì al Challenger (vedi sopra), perché l'incidente avvenne ad una quota troppo bassa e comunque l'esplosione fu troppo repentina e violenta.
Le procedure di emergenza previste dalla NASA prevedono che se avviene un guasto durante i primi 262 secondi della fase di ascesa, può rendersi impossibile o comunque sconsigliabile un entrata in orbita dello Shuttle quindi si interviene per farlo rientrare alla base. A quel punto la navetta si comporta come un aliante e plana su una traiettoria diversa da quella normale, che la porta ad una distanza di 665 Km dalla rampa di lancio e ad una quota di 122.000 metri.
Da quel momento lo Shuttle, grazie ai due motori di manovra, dirige il muso verso la pista in cemento di Capo Kennedy e diminuisce la velocità. Indi vengono spenti i motori e sganciato il serbatoio esterno per consentire l'atterraggio sulla pista del Centro Kennedy da dove era avvenuta la partenza.
Un'altra procedura d'emergenza prevede che, prima dell'accensione dei motori nella fase di decollo, gli astronauti possano abbandonare lo Shuttle scendendo con una teleferica dopo aver fatto saltare i bulloni esplosivi che tengono chiuso un portellone.
In un normale rientro a terra, al termine di una missione, l'astronave può manovrare a destra e a sinistra per 1.600 Km. L'atterraggio avviene ad una velocità di circa 335 Km/h.
La navetta vera e propria ha le dimensioni di un aereo DC9 ed è divisa in cinque parti fondamentali che vengono costruite separatamente. Nella parte posteriore sono piazzati i cinque motori, le ali sono a doppia delta ed il timone verticale. L'insieme della struttura è costruito principalmente in alluminio ma il velivolo non potrebbe resistere alle altissime temperature sviluppate al rientro negli strati più densi dell'atmosfera (circa 1.650 gradi centigradi) senza l'adozione di una speciale soluzione tecnica. Si tratta di una protezione termica costituita da circa 32.000 piastrelle di vari materiali, la maggior parte quadrate, dello spessore medio di 2 centimetri e aventi ognuna una superficie tra i 15 e i 20 centimetri quadrati. Questo scudo protegge tutta la superficie dello Shuttle. Le piastrelle in ceramica devono essere controllate dopo ogni volo perché possono rompersi.

Sintesi e adattamento da "IL SECOLO XIX del 29 gennaio 1986 - articolo di Ezio Seymand + stampa specializzata
I VOLI DELLO SHUTTLE SI CONCLUSERO UFFICIALMENTE IL 21 LUGLIO 2011 quando la navetta Atlantis tornò a terra al Kennedy Space Center dopo aver completato con successo la 135ma missione. La partenza era avvenuta l'8 luglio 2011. Oltre ad Atlantis, andarono fuori servizio anche Discovery ed Endeavour. A ricordare il periodo dell'«autobus dello spazio» rimane anche l'orbiter Enterprise, che ha volato solamente nell'atmosfera terrestre per effettuare test dinamici.
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