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Grafica per titolo argomento - La fotografia notturna   LA FOTOGRAFIA NOTTURNA

Fotografare con la pellicola una scena notturna era sempre un momento di grande fascino nella vita di un fotografo. Le riprese notturne prescindevano da indispensabili conoscenze tecniche dei materiali utilizzati e da una buona dose di esperienza, cose fondamentali per la buona riuscita di un lavoro.
Le pellicole soffrivano del cosiddetto "difetto di reciprocità" o effetto Schwarzschild. In termini molto semplici, manifestavano una perdita di sensibilità allorquando doveva essere usato un tempo di posa più lungo di 1/10 di secondo o più breve di 1/2000. Tralasciando quest'ultima evenienza, perché non comunemente praticabile, la ripresa di immagini ad otturatore aperto (posa B) necessitava di correttivi sui tempi o sulle aperture. Indicativamente,

Comunicazione e tecnica nella fotografia digitale

 

Guida all'acquisto ragionato di una fotocamera

 

Gli obiettivi

 

Il sensore della
reflex si sporca...

 

Il ritratto
fotografico

per 2 secondi di esposizione ne occorrevano in realtà 3; 4 secondi passavano a 8; 10 secondi finivano addirittura verso i 24..., come si può vedere nella tabella più sotto. Nella fotografia astronomica, dove la luce di stelle, pianeti e galassie è molto fioca, poteva essere necessaria anche un'ora di posa B.
In parole povere, occorreva lavorare in manuale e di cervello. Su manuali e stampa specializzata potevano essere rintracciate delle tabelle indicative, ma non esaustive, per tempi/diaframmi in relazione alle situazioni da immortalare. La base di partenza era sufficiente, ma poi bisognava mettere in conto i comportamenti delle pellicole (profondamente

Foto notturna di Piazza della Pace a Santo Stefano di Magra durante una nevicata / (© Giovanni Mencarini)
Santo Stefano di Magra - Piazza della Pace
fotografia digitale, focale 50 mm, tempo 1/30 di secondo a mano libera, sensibilità fotocamera 100 ISO.
Nevicata in corso. La scena è illuminata da due potenti lampade al mercurio che producono una luce abbastanza fredda e neutra per la neve.
L'atmosfera viene "riscaldata" dalla luce giallo/arancio dei lampioni del centro storico.

diverse tra loro), l'obiettivo usato (più luminoso, meno luminoso), la

tipologia delle fonti di illuminazione sulle quali si desiderava esporre correttamente, le condizioni meteorologiche ecc. ecc. Si capisce che la fotografia notturna andava correttamente «masticata» e sviscerata in tutti i suoi aspetti e non era certamente ad appannaggio di un «fotografo della domenica».
Con l'avvento del digitale, la situazione è cambiata radicalmente. Oggi, anche con una fotocamera compatta digitale, si possono scattare delle ottime fotografie notturne, in completo automatismo. La regolazione della temperatura di colore in base alle luci che illuminano la scena restituisce degli scatti che sono tremendamente aderenti a quello che hanno visto i nostri occhi.
I sensori non soffrono del difetto di reciprocità, però il tempo di esposizione può rimanere relativamente e logicamente lungo. Questo fatto impone tuttora un'attenzione diversa da quella dedicata alle foto scattate in luce diurna.
Quando si parla di qualità, ci si riferisce sempre a quella tecnica e non artistica.
La qualità artistica di una fotografia prescinde sempre dai materiali tecnici utilizzati e non origina da tabelle, libretti di istruzione, manuali o corsi. Le idee che danno vita ad una buona foto nascono nel cervello del fotografo, quasi sempre in anticipo sugli eventi o cose da fotografare. Il fotografo non subisce l'azione, ma la anticipa e la concretizza con i mezzi che ha a disposizione, qualunque essi siano.

Grafica per titolo paragrafo - I tempi lunghi d'esposizione  I tempi lunghi d'esposizione

Pur lavorando in modo diverso, anche i sensori necessitano di un tempo lungo di esposizione per catturare le immagini di notte. Non potrebbe essere altrimenti.
La situazione però è decisamente cambiata. Non mi sono mai trovato a scattare fotografie notturne digitali con un tempo d'esposizione superiore ai 4 secondi.
E' pur vero che i sensori non sono tutti uguali e anche i processori delle macchine fotografiche possono fare la differenza nel risultato finale.
Da prove sul campo, fotografie che con la pellicola necessitavano di 20 secondi d'esposizione, oggi con la tecnica digitale si possono catturare solo in 2 secondi, in completo automatismo, anche con una fotocamera compatta.
Rimane il fatto che, con questi tempi, neppure un tiratore scelto riuscirebbe a tenere ferma la macchina fotografica a tal punto da evitare il mosso strutturale.
Si possono scattare fotografie notturne anche a mano libera, con tempi tali da impedire il mosso strutturale. Non esiste per questo una regola valida per tutti, anche se mediamente è preferibile non usare un tempo inferiore alla lunghezza focale dell'obbiettivo utilizzato. Cioè se sto adoperando un 85mm, per evitare il mosso, devo impostare un tempo pari o superiore a 1/85 di secondo (Esempio 1/125). Per questo, anche un obiettivo stabilizzato ci può aiutare a migliorare la qualità dell'immagine.

La Piazza Medicea di Fivizzano durate la "Disfida degli Arcieri di Terra e di Corte" / (© Giovanni Mencarini)
La Piazza Medicea di Fivizzano,
fotografia da negativo colore 100 ISO, focale 28 mm, tempo 1/8 di secondo a mano libera.
Fotografare a mano libera con tempi lunghi è possibile. Bisogna essere molto rilassati perché anche il battito cardiaco può produrre delle vibrazioni fastidiose; appoggiare la schiena ad un oggetto molto stabile (muro, albero, palo di segnaletica, autovettura ecc.); la macchina fotografica va impugnata dolcemente; il pulsante di scatto va "sfiorato" e non premuto. Quando si scatta bisogna trattenere il respiro.
Un po' di fortuna non guasta...
Grafica per titolo paragrafo - Un robusto cavalletto o altri supporti  Un robusto cavalletto o altri supporti

Nella maggior parte dei casi, una foto notturna che si rispetti necessita quindi di un supporto stabile sul quale poggiare la macchina fotografica. L'ideale è sempre un robusto cavalletto a treppiede, al quale la fotocamera viene fissata con una vite,

per rendere il tutto molto fermo. La solidità può essere assicurata anche da uno stativo da tavolo che, avendo delle dimensioni ridotte rispetto al precedente, è molto più leggero da trasportare. Con uno stativo da tavolo il fotografo può anche appoggiare la macchina fotografica contro un muro, oppure sul suo petto.
Altri oggetti utili per bloccare la fotocamera in punti di difficile accesso sono i morsetti i quali, se pinzati su una solida

base, sono a volte preferibili al cavalletto stesso. La loro testa a snodo consente di livellare accuratamente la macchina fotografica, oppure di orientarla in qualsiasi posizione.
Quando non si dispone di questi accessori, all'occorrenza vanno bene anche un muro, i gradini di una scala, un palo piantato nel terreno, il tetto o il cofano di un'autovettura ecc. ecc., insomma tutto quanto può servire ad appoggiare la nostra macchina fotografica in modo che non risenta delle vibrazioni dovute al movimento del corpo e delle mani.
Un trucco veramente utile per dirigere la fotocamera sulla scena voluta è quello di appoggiarla su un sacchetto di plastica riempito con 2-3 Kg di sabbia. Il tutto sarà modellabile a piacimento e smorzerà ulteriormente le vibrazioni.
Con tempi non superiori al 1/2 secondo e se non si usano teleobiettivi di elevata focale, può essere di aiuto nelle riprese notturne anche un monopiede. Questo accessorio è molto pratico quando lo spazio a disposizione è ridotto, ovvero quando le gambe del

Genova di notte. Ben visibile la basilica di Santa Maria Assunta (Carignano), opera dell'architetto Galeazzo Alessi / (© Giovanni Mencarini)
Basilica di Carignano e Porto Antico di Genova, fotografia digitale, sensibilità 100 ISO, esposizione 4 secondi, f/8, focale 150mm, fotocamera su cavalletto

cavalletto possono intralciare i movimenti. La stabilità può essere accentuata puntellandolo contro il corpo, oppure contro un ginocchio, nel caso in cui il fotografo sia accovacciato o seduto.
Un espediente efficace per sostituire «artigianalmente» un monopiede è quello di mantenere in tensione una funicella bloccata a terra con i piedi e fatta passare al di sopra dell'obiettivo. Le oscillazioni della fotocamera saranno ridotte veramente al minimo (provare per credere).
Sul cavalletto è necessario dire che può essere di estrema utilità anche di giorno, quando si fotografa con dei teleobiettivi, e diventa tanto più necessario quanto più si prolunga il tempo di esposizione e/o aumenta la focale dell'ottica impiegata. Una regola empirica vuole che si faccia ricorso ad un treppiede quando si adopera un tempo di posa inferiore alla focale del tele utilizzato (es. 1000 mm, tempo inferiore ad 1/1000 di secondo).
Attualmente non ci sono leggi statali che normano l'uso del cavalletto. Bisogna però considerare l'aspetto dell'occupazione del suolo pubblico, che è di competenza dei regolamenti comunali.
Una fotografia scattata per diletto, per uso privato o didattico, senza fini di lucro è libera. Se invece si fotografa per professione, mediante uso di cavalletto, bisogna pagare la tassa comunale per occupazione di suolo pubblico. Considerate inoltre che le autorità di vigilanza possono impedirne l'uso, o perché si intralcia il traffico, o la circolazione dei pedoni, o si costituisce un pericolo per se stessi e per gli altri o semplicemente per motivi di ordine pubblico.
Contro queste contestazioni non si può eccepire alcunché, anche se, ad onor del vero, è sufficiente comportarsi educatamente e le porte rimangono quasi sempre aperte...
Anche nelle stazioni ferroviarie non è consentito scattare fotografie utilizzando un cavalletto.

Grafica per titolo  paragrafo - Autoscatto o scatto a distanza?  Autoscatto o scatto a distanza?

Se state utilizzando un cavalletto e avete la mano ferma potete anche premere direttamente il pulsante di scatto. E' comunque un rischio, perché basta il più impercettibile dei movimenti a causare del mosso. Pertanto, quando la foto notturna non è catturata a mano libera, è consigliabile impostare l'autoscatto o utilizzare un comando a distanza. L'autoscatto dovrebbe essere caricato su un tempo minimo (2 o 3 secondi bastano). Non dobbiamo dimenticarci che le scene possono cambiare repentinamente; prima si procede e meglio è. L'autoscatto è ideale per le fotocamere compatte.
L'attrezzatura per scattare a distanza, non costa molto, è comoda, ma non indispensabile.

Sbandieratori di Borgo San Pietro (AT) / (© Giovanni Mencarini)
Sbandieratori di Borgo San Pietro (AT)
foto digitale, focale 35mm, tempo 1/4 secondo a mano libera, apertura f3,4, sensibilità 200 ISO
Grafica per titolo paragrafo - Sensibilità ed esposizione  Sensibilità ed esposizione

I sensori stanno diventando sempre più sofisticati e ultrasensibili. Questo può essere utile, ma anche dannoso. Per fare delle normali fotografie, hanno un senso 25.600 ISO? La risposta è no.

A proposito della fotografia notturna, qualcuno potrebbe associare una maggiore sensibilità ad un migliore risultato finale. Comunemente si ritiene che una fotocamera in grado di "leggere" sempre meglio al buio sia l'ideale.
Forse ci potranno essere dei vantaggi nella foto diurna (possibilità di utilizzare tempi più alti), ma nella foto notturna è

vero il contrario.
Ho fatto varie prove di sensibilità e più si sale più la macchina fotografica restituisce un'immagine che non è quella reale.
La compatta tenta di trasformare in leggibile quello che leggibile non deve essere. Aumenta considerevolmente il rumore, la gamma tonale si appiattisce verso il chiaro.
Invece il buio è scuro e tale deve rimanere.
Nella reflex, sopra i 2.000 iso, accade il contrario: aumenta sensibilmente il contrasto e le immagini sono caratterizzate da una «durezza» decisamente troppo evidente, che a me piace poco.
Pertanto: avere una sensibilità maggiore nelle foto notturne può essere utile se si lavora a mano libera, ma i risultati qualitativi non saranno eccezionali. Quando si scatta su tempi lunghi, con la macchina fotografica posizionata su un supporto stabile, è più sensato impostare, in modalità manuale, la sensibilità minima.
E quando si lavora a mano libera, è consigliabile adoperare la sensibilità più bassa che ci possiamo permettere, relazionata agli altri fattori espositivi (tempo, diaframma e focale dell'obiettivo che stiamo

Porto Antco di Genova (Blu notte) - L'architettura di Renzo Piano al calar della sera, sotto una leggerissima pioggia / (© Giovanni Mencarini)
Genova Blu Notte - Il Porto Antico
foto digitale, focale 35 mm, tempo 1/4 secondo con fotocamera posizionata su ringhiera, sensibilità 200 ISO.
L'architettura di Renzo Piano alle prime luci della sera, sotto una leggerissima pioggia.

usando). Molti ignorano che la maggiore chiusura del diaframma contribuisce a limitare le distorsioni e il mosso. Come conseguenza, se dopo non voglio o non posso aumentare i tempi di esposizione, alzerò la sensibilità della fotocamera. E lo farò nella giusta misura, in ragione del miglior compromesso tra velocità e qualità e non oltre...

Grafica per titolo paragrafo - Prima di scattare  Prima di scattare

Una volta che ci siamo posizionati, abbiamo impostato la nostra fotocamera e scelta la focale (anche regolando uno zoom) in modo da comporre la scena che ci interessa, rimane una cosa da fare: scegliere il punto di esposizione.

Una regola che si può utilizzare è quella dei terzi dell'immagine. Se nella scena c'è un soggetto fortemente più illuminato degli altri e la sua dimensione è prossima o supera 1/3 della fotografia che andiamo a scattare, è preferibile calcolare l'esposizione su quel soggetto. Ciò ovviamente vale anche se il soggetto è da solo.
Nella foto a destra, per esempio, la chiesa è molto illuminata. Con un'esposizione media sull'intero fotogramma la stessa, alla fine, sarebbe risultata sovraesposta, cioè più chiara del normale.
L'esposizione media è invece ottimale per il panorama di una città ripreso da lontano e/o dall'alto perché le luci che si vedono, più o meno, hanno tutte la medesima intensità.
Però la fotografia notturna è troppo legata al lato artistico.
Non ci possono essere regole ferree valide per ogni situazione. Se quanto stiamo fotografando non muta rapidamente, nessuno ci

Il centro storico di Santo Stefano di Magra al calar della notte / (© Giovanni Mencarini)
Il centro storico di Santo Stefano Magra
foto digitale, focale 50mm, tempo 2 secondi con uso di cavalletto, sensibilità 100 ISO, apertura f4,3

impedisce di fare delle forcelle espositive e decidere a posteriori quale ci sembra la migliore. Insomma, di volta in volta, sta al fotografo interpretare gli eventi e far si che il risultato finale sia quello voluto.

Elenco di seguito alcune note su quesiti posti ai motori di ricerca che hanno rimandato a questa o altre pagine del sito, affinché gli approfondimenti siano utili ad altri visitatori.

Grafica paragrafo - Tabella per esposizioni nella fotografia notturna con pellicola  Tabella per esposizioni nella fotografia notturna con pellicola

Ai tempi della fotografia analogica (uso della pellicola) si potevano trovare delle tabelle, indicative ma non esaustive, contenenti tempi e diaframmi da utilizzare per le fotografie notturne. Queste informazioni a supporto erano necessarie in

quanto gli esposimetri delle fotocamere, utilissimi per ottenere fotografie corrette anche in situazioni difficili, nelle foto notturne diventavano di scarsa affidabilità e portavano spesso ad errori in quanto influenzati dalle molte luci presenti nella scena inquadrata. Inoltre non tenevano conto del difetto di reciprocità delle pellicole (vedi tabella a fianco) e pertanto anche professionali e costosissime fotocamere, che potevano consentire esposizioni superiori ai 30 secondi, si dimostravano poco affidabili. Perciò la cosa migliore da farsi era disinserire l'automatismo e procedere in base all'esperienza o alle indicazioni sommarie di alcune tabelle in circolazione che erano predisposte seguendo i consigli dei fotografi più navigati. Comunque i dati forniti erano solo indicativi perché, ad esempio, non esistono strade illuminate con la stessa intensità o tramonti che trasmettono sempre la stessa quantità di luce. Pertanto, per essere certi di ottenere un'esposizione perfetta, era

CURVA DI RECIPROCITA'

Tempo misurato all'esposimetro

Tempo corretto

2 secondi

3 secondi

4 secondi

8 secondi

6 secondi

13 secondi

8 secondi

18 secondi

10 secondi

24 secondi

12 secondi

30 secondi

14 secondi

38 secondi

16 secondi

48 secondi

consigliabile scattare un paio di immagini in sovra e sotto esposizione di almeno due diaframmi rispetto all'esposizione indicata.
Dai motori vedo che ci sono ancora degli appassionati della fotografia a pellicola che cercano informazioni di questo genere e pertanto ho rintracciato una di queste tabelle che propongo qui sotto.

Le indicazioni fornite nella griglia non sono valide per le fotografie digitali in quanto darebbero luogo a dei disastri espositivi !

SOGGETTO

pellicola 64 ISO

pellicola 100 ISO

Strade molto illuminate con negozi tempo 1/8" - diaframma 4 tempo 1/15" - diaframma 4
Insegne al neon tempo 1/15" - diaframma 4 tempo 1/30" - diaframma 4
Strade illuminate tempo 1/4" - diaframma 4 tempo 1/8" - diaframma 4
Interno di una chiesa tempo 20s - diaframma 4 tempo 10s - diaframma 4
Orizzonte al tramonto tempo 1/8" - diaframma 4 tempo 1/15" - diaframma 4
Panorama 10 minuti dopo il tramonto tempo 4" - diaframma 4 tempo 2" - diaframma 4
PANORAMI NOTTURNI tempo 8"~30" - diaframma 4 tempo 8"~30" - diaframma 4
Strade illuminate tempo 4" - diaframma 4 tempo 2" - diaframma 4
Monumenti e fontane illuminate tempo 6" - diaframma 5,6 tempo 3" - diaframma 5,6
Paesaggi con la luna piena tempo 40~60s - diaframma 4 tempo 20~30s - diaframma 4
Fuochi artificiali (otturatore aperto) diaframma 8 diaframma 11
Fulmini (otturatore aperto) diaframma 5,6 diaframma 8

E' utile anche sapere che ogni pellicola reagiva in modo leggermente diverso e quelle di elevata sensibilità non erano ideali perché aumentavano la granulosità, le fotografie risultavano meno nitide e non riproducevano fedelmente i colori. Non era necessario usare pellicole tarate per luce artificiale ma andavano bene anche quelle utilizzate nelle riprese diurne: le dominanti che si ottenevano restituivano comunque un risultato visivo gradevole. Se una dominante risultava invece molto fastidiosa andava trattata con dei filtri suggeriti dagli stessi fabbricanti.
Il difetto di reciprocità si verificava infatti sia nelle pellicole in bianco e nero che in quelle a colori. Nelle prime poteva semplicemente essere corretto usando un tempo di posa più lungo, mentre nelle seconde era influenzato anche dai tre strati di emulsione. Gli stessi reagivano in modo diverso e l'immagine finale poteva contenere una dominante cromatica corrispondente allo strato che risentiva meno dell'effetto Schwarzschild. Purtroppo le case produttrici non indicavano con chiarezza questo fenomeno sui foglietti di istruzioni allegati alle confezioni di pellicole.
Avendo l'accortezza di usare sempre lo stesso film e lo stesso diaframma tutte le volte che venivano effettuate foto notturne, variando solamente il tempo di posa, anche i meno esperti diventavano ben presto in grado di esporre ad occhio, con grande facilità. In questi casi infatti l'esposizione era molto meno critica che in condizioni di luce normali.
La tabella sopra indica misure di diaframma comprese tra 4 e 8, soprattutto perché le stesse consentono una discreta profondità di campo e determinano una resa qualitativa migliore dell'obiettivo (che solitamente si ottiene chiudendo su valori centrali). Volendo però si può anche realizzare che, in linea di massima, l'aumento necessario a compensare un'esposizione di 10 secondi (fornita dall'esposimetro) era di circa 1 diaframma.
Per fotografare di notte non occorrono obiettivi dotati di apertura massima esagerata, che oltretutto sono sempre molto costosi.
Chiudere molto il diaframma fa si che le luci puntiformi diventino a raggiera, come delle stelle. E' l'effetto «cross-screen», ottenibile di preferenza con un filtro apposito regolabile che consente risultati artistici ottimali.
Un filtro cross-screen è completamente trasparente e con le facce parallele, su una delle quali sono incise una serie di linee sottilissime, disposte in modo da formare un reticolo fitto e regolare su tutta la superficie. Si possono avere vari raggi, a seconda del numero e della disposizione delle linee che formano il reticolo. Oltre a quelli con reticolo fisso, ne esistono anche con reticolo variabile: in pratica si tratta di due filtri applicati su una montatura ruotante.
Un filtro cross-screen ammorbidisce leggermente l'immagine, provocando però un effetto inferiore a quello dei filtri diffusori. Data la sua caratteristica di trasformare in stelle a più punte tutti i riflessi di una certa intensità, il cross-screen è adatto anche per foto di effetto alla luce del giorno.
Il software delle reflex digitali contiene un'opzione per creare l'effetto cross-screen in post-produzione. Per ottenere dei risultati accettabili non bisogna esagerare col numero dei raggi che possono essere applicati alle luci o ai riflessi presenti nella scena.

IL FLASH è un accessorio che trova larga applicazione nella fotografia notturna. L'uso più banale che ne viene fatto è quello che riguarda l'illuminazione totale della scena da catturare. Ma il lampo artificiale può essere artisticamente utilizzato, per esempio, anche per far risaltare un soggetto su uno sfondo che ha già richiesto una lunga esposizione. Ad otturatore ancora aperto si fa partire il lampo e questo metterà in evidenza cose o persone portate/entrate in scena a pochi metri di distanza dalla fotocamera. Più lampi in sequenza possono isolare particolari movimenti di soggetti non statici, che alla fine risulteranno tutti immortalati nello stesso fotogramma, con un'interessante e artistica progressione.

Grafica paragrafo - Le foto scattate con tempi lunghi vengono sporche...  Le foto catturate con tempi lunghi vengono sporche...

R - Come accennato più sopra, le fotografie scattate ad alta sensibilità ISO o con tempi lunghi di posa possono dar luogo a fenomeni di «rumore». Il disturbo solitamente si presenta con pixel luminosi distribuiti a caso sul fotogramma, linee o visuale offuscata.
Per evitare questo inconveniente, decisamente penalizzante perché compromette la qualità dell'immagine, si possono utilizzare alcune precauzioni ovvero adottare soluzioni tecniche atte a migliorare la ripresa, come di seguito esposto:
1) In genere le fotocamere digitali hanno un programma apposito che deve essere impostato per scattare foto notturne. In questo modo la casa costruttrice pone preventivamente in atto, in modo automatico, quel «modus operandi» necessario a produrre buone immagini. Settando la macchina fotografica per la foto notturna possono essere ridotti i disturbi ed i colori innaturali, ad esempio quando si fotografano i paesaggi dove c'è la presenza di luci stradali, fari di auto, insegne al neon, monumenti illuminati ecc...
2) La sensibilità ISO impostata deve essere la più bassa che io mi posso permettere in relazione alla fotografia che intendo scattare. Questo vale soprattutto per le immagini catturate a mano libera. Più si alza la sensibilità e più aumenta il rumore che disturba l'immagine. Adoperando un cavalletto, oppure con la fotocamera appoggiata su un robusto supporto, anche occasionale, se non ci sono esigenze particolari è preferibile selezionare gli ISO minimi, abbinandoli all'impostazione di cui al punto 1).
3) Attenzione agli obiettivi, soprattutto gli zoom, che essendo dotati di un numero maggiore di lenti, su determinate focali possono dare luogo a riflessi indesiderati sull'immagine. Per esperienza, questi disturbi aumentano se nella scena da fotografare ci sono delle alte luci e diventano particolarmente evidenti con elevate chiusure del diaframma.
Anche la qualità di un obiettivo è fondamentale nella riuscita del lavoro. Se l'ottica presente sulla vostra reflex non è un'«aquila» (come si dice in gergo), otterrete risultati ottimali chiudendo il diaframma sui valori centrali (4 - 8). Oltre a consentire una buona profondità di campo, questo comportamento, di norma, da luogo alla migliore incisività delle lenti e limita eventuali aberrazioni cromatiche.
Gli zoom presenti sulle fotocamere compatte, in genere, danno il meglio di loro alla focale minima. Spingendoli verso il massimo le immagini perdono di qualità, diventano più morbide e possono comparire anche distorsioni.
(In altra pagina maggiori informazioni su caratteristiche tecniche, pregi e difetti degli obiettivi)
4) Sulle reflex digitali può essere attivata, opzionalmente, la funzione di «Noise Reduction» (riduzione del rumore) sulle pose lunghe e sugli ISO elevati. Prima di essere stivate in memoria, le fotografie vengono elaborate e pulite da eventuali imperfezioni.
Non posso dirvi se questa «diavoleria» tecnica sia efficace in quanto non l'ho mai utilizzata. A breve mi riprometto di fare qualche prova apposita onde poter riferire sui risultati ottenuti...

Grafica paragrafo - Vorrei acquistare una fotocamera che mi consenta di fotografare senza l'uso del flash...  Vorrei acquistare una fotocamera digitale che mi consenta di fotografare senza l'uso del flash...

R - Il flash è un accessorio di provata utilità. Un piccolo flash di appoggio, con numero guida non molto elevato, è solitamente installato sulle fotocamere digitali in commercio per migliorare l'esposizione quando le luci naturali o artificiali sono scarse.
La maggior parte dei dilettanti utilizza sempre i programmi standard predisposti dalle case costruttrici: quando scende la sera, la macchina fotografica inizia a scattare facendo partire il lampo artificiale. Il flash entra in funzione anche negli ambienti interni poco illuminati.
Però l'attivazione di questo utile accessorio può essere bloccata settando opportunamente il software a disposizione. In questo caso l'immagine sarà catturata con la sola luce endemica. Se questa è insufficiente in base al range di operatività della macchina fotografica, la foto risulterà più scura del normale, cioè sottoesposta.
Con l'avvento delle macchine fotografiche digitali e dei sensori ad alta sensibilità ISO in moltissimi hanno pensato di poter mandare in pensione il flash. Invece, pur avendo la fotografia digitale delle marce in più rispetto a quella analogica, i canoni che sovrintendono alla cattura di un'immagine tecnicamente corretta sono rimasti esattamente gli stessi. Ci sono situazioni nelle quali l'uso del lampeggiatore è indispensabile anche in luce diurna. Questo valeva per l'analogico e oggi vale anche per il digitale.

BORGHETTO VARA (Presepe vivente) - La maga AMEGLIA - Piazza della Chiesa durante una "Festa d'Autunno" BOCCA DI MAGRA - Il porticciolo turistico PORTOVENERE - Skyline all'imbrunire TORANO (Notte e Giorno 2016) - Panorama notturno del borgo
Eventi e paesaggi dal territorio
Fate caso ai fotoreporter che seguono una corsa ciclistica o lavorano su avvenimenti di cronaca o fatti politici: quasi tutti utilizzano il flash anche in pieno sole. Negli ambienti chiusi, con le attuali sensibilità ISO, l'uso del flash sarebbe evitabile. Invece i professionisti continuano ad illuminare le scene con la luce del lampo, in primo luogo perché le ombre sono meno nette e l'immagine risulta più gradevole.
Tale effetto non si può ottenere alzando il numero degli ISO, operazione che anzi produce uno scadimento qualitativo dell'immagine.
Anche dal punto di vista artistico, a volte, può tornare utile forzare il flash pur essendo presente un'intensa luce solare (vedi questo sfondo).
Grafica per paragrafo quesito - Perché inquadrando un cielo scuro, senza luci, la fotocamera non scatta?  Perché inquadrando un cielo scuro, senza luci, la fotocamera non scatta?

R - Il set-up della funzione autofocus utilizzata nelle fotocamere digitali prevede varie opzioni, delle quali una basilare del tipo on/off:
Settaggio 1) - Quando gli elementi della scena da fotografare non sono perfettamente a fuoco, premendo il pulsante di scatto questo non funziona e la fotografia non può essere catturata;
Settaggio 2) - La fotografia viene sempre e comunque scattata, anche se il fuoco non è perfetto.
Chi ha la macchina fotografica impostata nel modo 1) non può scattare la fotografia di un cielo scuro, senza luci, perché l'autofocus non riesce ad evidenziare degli elementi nella scena che contrastano con lo sfondo. In assenza di un soggetto, il sistema può bloccarsi su una messa a fuoco casuale ed errata oppure continuare la ricerca all'infinito.
Inoltre l'autofocus non è un sistema perfetto, anzi presenta molte deficienze. Una di queste è proprio il fatto che con luce scarsa la scena da fotografare può non essere messa a fuoco correttamente. In questo caso ci viene in aiuto l'illuminatore AF (vedi paragrafo sottostante). E' abbastanza ovvio che, fotografando il cielo, l'illuminatore AF è di nulla utilità perché ha un campo di azione limitato.
Anche di giorno, col cielo limpido e azzurro, senza nuvole, se noi vogliamo fotografare un soggetto molto piccolo presente nella scena (esempio un uccello che vola o un aereo in alta quota) l'autofocus avrà difficoltà nel metterlo a fuoco correttamente se uno dei punti di messa a fuoco non è proprio il soggetto stesso.
In conclusione: nella fotografia notturna con scene a terra l'autofocus potrebbe avere malfunzionamenti; se vogliamo fotografare astri e pianeti dobbiamo escluderlo a priori e mettere a fuoco manualmente all'infinito.

Grafica per paragrafo quesito - La luce che viene emessa da una reflex digitale per togliere gli occhi rossi è dannosa?  La luce che viene emessa da una reflex digitale per togliere gli occhi rossi è dannosa?

R - La luce arancione che le fotocamere di un certo livello emettono quando c'è poca luce ambiente serve principalmente per aiutare il sistema automatico a mettere a fuoco correttamente. Non è un laser, ma solo una piccola torcia con portata limitata (2-3 metri) che fa vedere meglio alla macchina fotografica la scena da fotografare. Come tale è innocua.
E' abbastanza ovvio, comunque, che tale luce non dobbiamo spararcela negli occhi a pochi centimetri di distanza!
L'accessorio di cui sopra si chiama «illuminatore AF» e, nel momento in cui è attivato, se noi non stiamo facendo uso di un lampo artificiale l'immagine verrà catturata con la sola luce ambiente e le pupille dei soggetti ripresi risulteranno perciò normali.
Questa mini torcia, grazie al software presente sulla fotocamera, può essere opzionalmente attivata in abbinamento col flash per eliminare il fenomeno degli occhi rossi (vedi paragrafo sottostante - punto 3) durante un ritratto. La stessa entra in funzione un attimo prima del lampeggiatore e fa chiudere maggiormente le pupille dei soggetti fotografati.

Grafica paragrafo quesito - Perchè quando scatto col flash le immagini risultano con troppo giallo o arancione?  Perché quando scatto col flash le immagini risultano con troppo giallo o arancione?

R - Prima di rispondere a questo quesito è giusto analizzare in breve i diversi modi operativi di un lampeggiatore.
Gli attuali flash elettronici sono dotati di un telecomputer abbinato ad un sensore di luce riflessa che consente loro di lavorare anche automaticamente. Impostato il programma adatto, il flash regola l'intensità del lampo in relazione alla distanza del soggetto. Alcuni lampeggiatori sono dedicati, cioè lavorano «colloquiando» con la macchina fotografica, mediante una misurazione TTL (Trough The Lens) della luce necessaria. E' la fotocamera che avverte dell' avvenuta esposizione ed interrompe il fascio di luce artificiale. Anche le fotocamere compatte digitali lavorano in questo modo.
Il telecomputer di un flash può essere disinserito, per operare in modalità manuale. In questo modo, ad ogni fotografia, scarica tutta la sua potenza. Questo comporta, in primis, un grande consumo di energia e, di conseguenza, un tempo maggiore di ricarica del condensatore. Dal punto di vista tecnico, sarà necessario variare, di volta in volta, l'apertura del diaframma della fotocamera al variare della distanza del soggetto. Avere un'esposizione corretta in tutti quei casi dove il soggetto è in movimento diventa assai difficile. Va bene invece per lavorare in studio dove le pose errate possono essere ripetute e corrette.

I "paparazzi" della "Dolce Vita" romana non potevano certo cambiare diaframma al muoversi dei personaggi da loro pedinati. Quando capitava il momento buono, scattavano in continuazione su tutto quello che per loro era interessante. Se il campo d'azione del flash era ottimale, le foto risultavano buone, altrimenti si avevano quei visi «sparati», bianchi come quelli dei cadaveri. E comunque quelle foto hanno fatto la storia del nostro Paese e molte hanno tuttora un grande valore documentaristico, pur non essendo state correttamente esposte.
Pertanto, nell'affrontare l'argomento flash, per semplicità di esposizione diamo per scontato che esso lavori in automatico se incorporato nella macchina fotografica. Come accessorio esterno, prendiamo per buono che esso sia impostato dal fotografo su uno dei tanti programmi messi a disposizione dalla casa costruttrice. Detto questo, a grandi linee, possiamo dire che...
1) - Un flash emette luce bianca, come quella solare presente a mezzogiorno, in una giornata estiva, quando il cielo è terso, ovvero senza nuvole. La sua temperatura colore è di circa 5.600 gradi Kelvin. Quando si fotografa in ambienti scarsamente illuminati, utilizzando la sola luce di questo accessorio, le immagini correttamente esposte non hanno dominanti.
La musica cambia se il flash viene adoperato in supporto di alcune luci che già rischiarano il/i soggetto/i da fotografare. Se quelle luci artificiali endogene, da sole, sono di una intensità tale da consentire una corretta esposizione, l'intervento del lampo sarà quasi ininfluente e la fotografia avrà delle dominanti in relazione alla temperatura colore delle lampade utilizzate. Pertanto una scena risulterà gialla o arancione perché, quasi sicuramente, illuminata da normali lampade a filamento che forniscono una luce ancora più rossa di quella di un tramonto sul mare.
Per evitare questo fenomeno bisogna impostare manualmente sulla fotocamera un diaframma più chiuso rispetto all'esposizione ottimale in luce endemica e adattare, di conseguenza, il programma di esposizione presente sul lampeggiatore. A diaframma meno aperto, la durata del lampo emesso dal flash sarà maggiore e solo quella luce sarà catturata di rimbalzo dal soggetto, per cui le dominanti di colore risulteranno assenti o talmente basse da non influire su quanto fotografato.
Tenete presente però che, man mano che il diaframma si chiude aumenta si la profondità di campo ma il soggetto illuminato dalla luce del lampo risalterà nel buio circostante. Le lampade di normale illuminazione non hanno infatti una potenza tale da far si che lo sfondo risulti esposto e comprensibile.
Giova inoltre far presente che, per evitare dominanti, si potrebbe correggere manualmente il bilanciamento del colore. Ma è un'operazione che non va fatta indiscriminatamente. Un tramonto ha una luce calda e arancione e non si può portarla a luce bianca, perché non sarebbe più un tramonto! (In altra pagina maggiori informazioni sulla temperatura di colore)
2) La portata di un flash è limitata, così come lo sono i gradi del campo visivo illuminato dal lampo di luce. Per sapere quanto un flash è potente bisogna controllare il suo numero guida. Per esempio: un numero guida 30 a 100 ISO (già abbastanza potente), utilizzando un diaframma 2, ci consente di fotografare correttamente massimo fino a 15 metri (30/2). Se però chiudiamo il diaframma a 8, i nostri metri si riducono a 3,75 (30/8). Portando la sensibilità della fotocamera a 400 ISO, le distanze prima indicate raddoppiano (30 metri e 7,5 metri).
Pertanto se con una compatta digitale tentiamo di immortalare un gruppo di amici distante 5 metri, il suo minuscolo flash incorporato (che ha sicuramente un numero guida molto più basso di 30) non ce la farà a produrre una luce sufficiente. Gli automatismi della macchina tireranno al massimo gli ISO e i tempi e la fotografia risulterà impressionata solo dalla luce delle lampade presenti.
Se le lampade endemiche sono ad incandescenza, i nostri amici avranno visi ed abiti tutti tendenti al giallo o all'arancione, con lampade al neon (luce fredda) l'immagine risulterà dominata da un colore tendente al verdolino.
3) Il fenomeno degli occhi rossi - Quando l'illuminazione è molto scarsa le pupille dell'occhio sono molto dilatate, fotografare delle persone usando un flash può dar luogo al fenomeno degli «occhi rossi». Questo accade perché il fondo dell'occhio e la retina sono molto ricchi di vasi sanguigni e quindi la luce potente del lampo si riflette e rimbalza col colore del sangue. Quando si usavano le pellicole questo era un problema serio e poteva essere eliminato principalmente in due modi:
A) - In primo luogo si decentrava il flash rispetto all'obbiettivo, cioè con una staffa lo si teneva di lato alla fotocamera, in modo che la direzione del lampo fosse leggermente diversa dall'asse ideale di ripresa.
B) - Ove questo non era possibile, si impostava sul lampeggiatore un programma apposito che faceva emettere al flash due o tre pre-lampi di intensità minore (tipo luci stroboscopiche), sufficienti comunque a far chiudere le pupille dei soggetti. A foro molto chiuso, gli «occhi rossi» non compaiono perché sulla retina arriva pochissima luce.
Sulle fotocamere digitali può essere attivato via software un «illuminatore riduzione occhi rossi», una piccola torcia presente sul corpo macchina che, principalmente, serve per aiutare la stessa a mettere a fuoco la scena da fotografare quando c'è troppo buio. Per ridurre gli occhi rossi, l'emissione della luce che va a colpire i soggetti viene attivata un attimo prima dell'entrata in funzione del flash onde far si che le loro pupille possano essere già maggiormente chiuse.
Professionalmente le occasioni per fare ritratti con luce scarsa sono limitati o dovuti ad esigenze particolari, pertanto l'«illuminatore riduzione occhi rossi» trova impiego soprattutto tra i fotografi dilettanti, i quali sono abituati a scattare comunque e dovunque...
Per chiudere l'argomento, vale la pena di ricordare che nella fotografia digitale gli «occhi rossi» possono essere egregiamente eliminati dai programmi di fotoritocco. Pertanto, nella maggior parte delle situazioni, è preferibile concentrasi su altri fattori che possono produrre una bella immagine piuttosto che perdere tempo nell'usare espedienti tecnici atti a «farli fuori» in partenza.
Volendo, il processo di rimozione può avvenire anche grazie al software presente sulle stesse macchine fotografiche, prima che le immagini vengano scaricate sul pc o mandate direttamente in stampa.

Grafica paragrafo quesito - Se la mia compatta non ha la posa B come faccio a scattare foto notturne?  Se la mia compatta non ha la posa B come faccio a scattare foto notturne?

R - Gli attuali sensori non soffrono del difetto di reciprocità, pertanto si possono ottenere ottime immagini notturne facendo lavorare la fotocamera in completo automatismo, previa selezione del programma apposito che prevede tempi lunghi anche fino a 30 secondi e il blocco del flash. E' consigliabile inoltre selezionare la sensibilità ISO minima prevista dalla fotocamera per avere un basso «rumore» ed aumentare perciò la qualità dell'immagine ottenuta.
Con una pellicola di sensibilità 100 ISO per fotografare un panorama notturno potevano essere necessari anche 20 secondi. Adoperando una fotocamera digitale il tutto si risolve in 2-4 secondi. Ovviamente, anche se i tempi sono notevolmente ridotti rispetto a prima, non si può lavorare a mano libera e la macchina fotografica va piazzata su un robusto cavalletto o poggiata su un supporto molto stabile per evitare il mosso.

GENOVA - Ferrovia a cremagliera Principe-Granarolo SARZANA - Presenze alla Fortezza della Cittadella CASTELNUOVO MAGRA - Rievocazione della "Pace di Dante" CINQUALE di MONTIGNOSO (Presepe vivente) - Il caldarrostaio CAPRIGLIOLA - Di notte il centro storico illuminato a festa sembra una nave
Eventi e paesaggi dal territorio
Un'interessante opzione del programma per foto notturne è la «sincronizzazione lenta», che attiva il flash e riduce automaticamente la velocità dell'otturatore in modo che oggetti o persone in primo piano (colpiti dalla luce lampo) possano risultare correttamente esposti insieme allo sfondo illuminato. Anche in questo caso è d'obbligo posizionare la fotocamera su un solido treppiede od un punto di appoggio che non abbia vibrazioni, per esempio a causa del vento...
Grafica paragrafo quesito - Si può utilizzare una fotocamera compatta digitale per le foto astronomiche?  Si può utilizzare una fotocamera compatta digitale per le foto astronomiche?

R - Se la compatta digitale è dotata della «Posa B», in teoria la risposta è si, in caso contrario no.
La fotografia astronomica richiede tempi lunghi di esposizione, perché la luce di stelle e galassie è veramente fioca.
Anche con la fotografia digitale, quasi sempre, si rende necessario aprire l'otturatore per diversi minuti...
Di conseguenza, uno degli ostacoli principali è rappresentato dall'esaurimento delle batterie. Le macchine fotografiche digitali sono letteralmente delle «mangiapile» e ti possono piantare in asso quando meno te l'aspetti. Soprattutto di notte, quando fa più freddo, soprattutto d'inverno quando le temperature rigide limitano alquanto l'erogazione della corrente.
Un altro limite di natura tecnica è costituito dalle ottiche. Gli zoom presenti sulle fotocamere compatte, in genere, degradano progressivamente all'aumentare della focale. E' pur vero che tutti gli zoom, anche quelli delle reflex, sono obiettivi che hanno una complessità costruttiva maggiore di quelli a focale fissa e qualitativamente ne risentono. Hanno un numero maggiore di lenti, sono meno luminosi e le distorsioni, le aberrazioni, le vignettature si notano di più.
Se non si hanno pretese di arrivare nello spazio profondo e non si spinge molto lo zoom (35/50mm), anche in questo campo fotografico, con una fotocamera digitale compatta si potrebbero avere delle belle soddisfazioni.
L'uso del condizionale è dovuto ad un ulteriore impedimento, che non è di secondaria importanza, anche se preso in esame per ultimo: per scattare una fotografia della volta celeste, partendo da una normale focale di 50mm e tempi superiori ai 15/20 secondi, bisogna compensare il moto di rotazione della terra, altrimenti le stelle non risulteranno puntiformi ma filiformi, con striature rettilinee se puntiamo l'obiettivo verso l'equatore e sempre più circolari man mano che orientiamo la fotocamera verso la Stella Polare.
Per fare questo ci sono due metodi: o dotarsi di un astro-inseguitore motorizzato, controllabile anche tramite pc software, oppure fissare la macchina fotografica su un telescopio con relativo cavalletto e inseguire manualmente, con micromovimenti, il moto apparente degli astri.
Avrete pertanto già capito che una fotografia astronomica richiede, oltre le attrezzature, anche una notevole perizia, fattore che è indispensabile per un buon risultato finale.
Per concludere: se siamo dotati di buone conoscenze in materia, anche con una fotocamera compatta digitale, in casi limitati e con un po' di fortuna, potremmo scattare delle discrete immagini, in caso contrario, meglio lasciar perdere perché il gioco non vale la candela.
(GM - ultima variazione 08.01.2020)

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