Logo del sito "Tolte dal Cassetto"

Finestre fotografiche su Liguria e Toscana  

GENOVA

HOME PAGE

PHOTO MAGAZINE

SITE GALLERY

INFO/CREDITS

LINKS/MAIL

SITEMAP

 
 
QUI TOURING del gennaio 1972 - Copertina dedicata al primo anno di vita della rivista

PRIMA PAGINA

<<

Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri

 

FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

 A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 
 
 
 

Fotografie © GIOVANNI MENCARINI

 

Into scîto do Bampi
se pàrla e se scrîve
solo in Zenéize

www.francobampi.it/zena

Pe chi veu bén a Zêna un scîto in sciâ léngoa zenéize e in scê cöse zenéixi, scrîto tùtto in zenéize inta grafîa ofiçiâ de l'Académia
Ligùstica do Brénno

 
Zenéize    La cucina, proverbi, poesie...
GENOVA - Particolare della Chiesa della Nunziata
DIZIONARIO
Lettere A - C
Lettere D - Me
Lettere Mi - R
Lettere S - Z
LETTERATURA
Influenze culturali
Contatti con altre popolazioni, Il cronista dialettale Martin Piaggio
Canzoni e teatro
Brani del maestro Attilio Margutti, letteratura e commedie di G. Govi

Genova Home

La Scultura

La Pittura

La Letteratura

Centri d'Interesse

Blocco Notes

La lingua genovese a tavola e in cucina
In Liguria i vecchi hanno sempre fatto onore al glorioso "menestron", il minestrone al quale trovavano abbinamento tutti i tipi di pasta e le migliori verdure di stagione.
Un piatto genovese per eccellenza sono le "trenette au pesto". Il pesto è un condimento fatto di basilico, aglio, olio, formaggio parmigiano e altri ingredienti, fra cui i pinoli e le noci, che molti aggiungono anche al minestrone di cui sopra, prima di calare la pasta. Si chiama pesto perché nella ricetta tradizionale basilico, aglio, pinoli, sale e maggiorana vanno posti in un capace mortaio di marmo bianco e lungamente amalgamati e sminuzzati, in pratica pestati, facendo roteare il pestello da sinistra verso destra. Assolutamente vietato usare il frullatore...
Il basilico deve essere quello genovese, magari di Prà, a foglie strette, perché quello meridionale (a foglie grosse) ha un sapore che si avvicina troppo a quello della menta.
Le foglie vanno pulite con un panno morbido, accarezzate, mai lavate. Devono essere ben asciutte e non stropicciate perché rompere le vescicole con gli oli essenziali significherebbe ossidazione di colore e aromi, col risultato di ottenere un pesto verde scuro e dall'aroma erbaceo. Come solvente degli aromi va usato un olio d'oliva ligure, maturo, preferibilmente con un un sapore dolce per smorzare il pizzicore dell'aglio.
Nella Riviera ligure di Ponente, per tradizione, le paste "normali" come le trenette vengono cotte insieme a fette di patata. Nel Levante ligure, alle patate si preferiscono invece i fagiolini verdi.
Una prelibatezza, la cui ricetta proviene da famiglie meno agiate, sono i "pansòuti co-o preboggion", una pasta ripiena (panciuta da cui pansotti) che viene condita con uno squisito pesto bianco, cioè senza basilico, ma con abbondanza di noci (tanto che viene anche detto "sugo di noci"), un pò d'aglio, formaggio e olio in abbondanza. Il preboggion è un impasto di più di trenta erbe selvatiche, il cui nome, molto probabilmente, deriva dal fatto che vengono pre-cotte ( il boggio, anche a La Spezia, è una bollitura veloce, appena accennata). Si narra comunque che i crociati, durante l'assedio di Gerusalemme, andassero raccogliendo erbe spontanee per fare un po' di minestra al loro duce, Goffredo di Buglione. Da pro-Buglione o per-Buglione, il passo può essere breve...
Un'altra pasta ripiena tipica della tavola genovese sono i "ravièu", i ravioli, il cui impasto è costituito principalmente da erbe e carne tritate, formaggio e uova.
A Natale è usanza mangiare il tacchino e i biscotti inzuppati nel vino (vedi più sotto traduzione in genovese).
Nelle feste natalizie e a Pasqua si gusta la "torta pasqualinn-a" (torta pasqualina), costituita da un impasto di verdure, uova e formaggio, racchiuso in vari strati di pasta sfoglia.
Un proverbio genovese di lontana memoria ricorda che durante l'Epifania non devono mancare sulla tavola le bianche lasagne ( Pasquëta, gianca lasagnetta). Pasquëta in dialetto è l'Epifania.
La farinata di ceci
In un decreto del Governo genovese del 1447 si parla della Scribilite o Scripilite (in coquendo scribilitas). Si tratta di una pietanza povera, molto veloce da preparasi ma dal gusto accattivante, la celebre "fainâ", la farinata, che è una pastella molto liquida di farina di ceci stemperata in acqua, lasciata un'oretta a riposare e quindi versata in basse e larghe teglie circolari, abbondantemente unte d'olio d'oliva. Poste al calore di un forno a legna, si ritirano quando sulla superficie dorata compaiono le prime bruciacchiature scure.
Questo nome derivò dal dialetto genovese della scribilità di cui parla Catone ( De re rustica, cap. 78 ) che era una focaccia con formaggio, fatta di farina di segale, acqua ed olio, cotta in una tegghia (teglia). Anche nella preparazione della farinata, come attestato da Benvenuto da Imola, un tempo le fornaie portavano scarpe di seta guarnite di perle.
Le farinate di tradizione ligure vogliono la pastella non più alta di 3-4 millimetri; quelle di tradizione tosco-marchigiana partono invece da una pastella precotta e di spessore doppio. In Liguria ci sono molti locali specializzati dove la farinata viene offerta in abbinamento ad altre prelibatezze: con le cipolle, con lo stracchino dolce, al gorgonzola, ai "gianchetti" ovvero i bianchetti, pesciolini appena nati e quindi piccolissimi.
Forse non tutti sanno che la farinata va consumata preferibilmente nei mesi contenenti la "erre", da settembre ad aprile. Infatti è un piatto molto sostanzioso e inoltre, durante i mesi caldi, soprattutto d'estate, la farinata di ceci tende ad inacidire e il gusto ne risente. A detta  dei maggiori esperti di cucina, la migliore farinata ligure rimane quella preparata in provincia della Spezia.
In tutto il bacino del Mediterraneo la farina di ceci viene inoltre impiegata per una serie di preparazioni dai nomi diversi, ma sostanzialmente simili per sapori e destinazioni. Sono in pratica delle polente ottenute con circa 1/3 di farina di ceci, 2/3 di acqua e un pò di sale. Questa polenta viene mangiata calda, condita con un po' d'olio, pepe e limone. Lasciata raffreddare si può invece friggere, da sola o con cipolla.
A tavola in Zenéize Traduzione
Chi mangia carne da zuenu,
u ruscìa ossi da vegiu.
Chi mangia carne da giovane,
rosicchia ossi da vecchio.
Mangiâ de strangoscion. Mangiare in fretta e furia.
Pan e noxe, mangiâ da spoze. Pane e noci, mangiare da sposalizio.
I merelli se puean anche mangiâ
condîi cö vin o cö limon e o succao.
Le fragole si possono anche mangiare affogate nel vino o con il limone e lo zucchero.
Porcu netu u nu l'è grasu. Maiale pulito non è grasso.
A chi ha famme o pan o pâa lazagne. A chi ha fame il pane sembra lasagne.
E sexe
Da l'erboo pendan / rosse a massetti ûnn-a a tïa l'atra / o golösetti.
Le ciliege
Dall'albero pendono / rosse a mazzetti
una tira l'altra / o golosetti.
Cö tempo e a paggia moian
e nespoe.
Col tempo e con la paglia maturano
le nespole
In to mortâ se ghe fa o pesto.
"O mortâ o sa sempre d'aggio."
Nel mortaio ci si fa il pesto.
"Il mortaio odora sempre d'aglio."
GENOVA - Effetto rilievo su fotografia di Piazza Matteotti, lato Arcivescovado Chi va in tu letu senza sena, tüta a neûte u se remena. Chi va a letto senza cena,
si rigira tutta la notte.
Senza eûiu e senza
paèlla u nu se pò frise.
Senz'olio e senza padella
non si può friggere.
Chi va a-u pasto senza invïo,
l'è mâ visto e mâ servïo.
Chi va a pranzo senza invito,
è mal visto e mal servito.
Cerimonie e piatti tipici del Natale
Durante le feste natalizie, una cerimonia a larga partecipazione popolare era quella del Confuoco, "O Confeugo", cioè l'offerta simbolica al Doge di un grosso ceppo di alloro. A Genova aveva questo privilegio l'Abate del Bisagno, il quale con sacri paramenti apriva il corteo. Giunto in Piazza della Signoria (l'attuale Piazza Matteotti) era accolto dalle più alte personalità e dal Doge stesso che, dopo aver asperso il ramo con acquavite e vino, vi appiccava il fuoco. I carboni che residuavano erano considerati miracolosi nel trattamento di varie malattie. Per entrarne in possesso, fiorivano delle vere e proprie competizioni, tant'é che per sedare le resse ad un certo punto la distribuzione venne disciplinata per mezzo delle autorità.
La cerimonia è ancora viva in molte località liguri. A Genova é ripresa negli anni '50 per interessamento di "A Compagna" - sodalizio che si occupa di conservare e/o rivalutare le antiche tradizioni e la storia di Genova e della Liguria - il cui Console Generale alla Presidenza, prof. Franco Bampi, si reca dal Sindaco per offrirgli un piccolo ceppo di alloro.
Legata a questa pianta è anche la tradizione dell'albero di Natale, che si diffuse a Genova prima che in altre città mediterranee. Ma non si trattava dell'abituale abete o pino, ma appunto di un grande ramo di alloro cui si appendevano datteri, mandarini, fichi secchi, dolciumi vari, per cui nasceva la necessità - nelle case festose di bimbi - di rinnovare più volte gli addobbi.
Il Natale non si esauriva solo in solenni cerimonie bensì era una giornata nella quale i Genovesi si concedevano una pantagruelica mangiata. Il terreno era preparato dal rigoroso digiuno della vigilia, imposto anche ai bambini. La mattina del gran giorno si faceva solo una leggera colazione: il pranzo vero e proprio iniziava verso le cinque del pomeriggio per protrarsi sino a tarda notte.
Il menù era decisamente esagerato: si iniziava con i maccheroni, detti appunto"natalini", cotti in brodo di cappone e uniti a minuscole polpette di salciccia, simboleggianti denaro e quindi prosperità. Seguivano pollami, carni, sanguinacci e tanti contorni, tra i quali le immancabili radici di cicoria - molto apprezzate quelle di Chiavari - che si pensava assorbissero i grassi in eccesso.
In chiusura arrivavano i formaggi e la frutta (fresca e secca) con abbondanza di noci, beneauguranti perché, anche loro, simbolo di ricchezza.
Monarca della tavola era il pandolce, la cui apparizione dava inizio ad una specie di rito. Al suo vertice veniva collocato un ramo d'alloro che, prima di procedere al taglio, era tolto dal più giovane della famiglia, fosse anche un lattante sorretto e guidato dal babbo. Il taglio spettava invece al più anziano della famiglia. E' curioso apprendere che la prima fetta veniva riposta per darla ad un mendicante; anche la seconda veniva conservata perché si riteneva che avesse delle proprietà medicamentose contro i disturbi di gola che potevano originarsi nei mesi invernali a seguire.
Neutte de Natale Notte di natale
A l'é a neutte de Natale,
a l'é a festa do Bambin...
son zà pinn-e tutte 'e sale
de pandoçi e regallin.
Ma ghe son anche staneutte
i figgeu che non han de pan...
i figgeu co-e oege cheutte
da sto vento siberian.
E' la notte di Natale,
è la notte del Bambino...
son già piene tutte le sale
di pandolci e regalini.
Ma ci sono anche stanotte
dei bambini che non hanno pane...
dei bambini con le orecchie cotte
da questo vento siberiano.
Neutte Santa de Natale,
ti doviësci êse uguale
pe-o scignoro e 'o meschinetto
ma purtroppo ti no l'ë...
Neutte bella, tanto bella,
ma speremo in te 'na stella
ch'a ne fasse per un giorno
tutti uguali sott'a-o çë...
Notte Santa di Natale
tu dovresti essere uguale
per il ricco e il poverello
ma purtroppo non lo sei...
Notte bella, tanto bella,
ma speriamo in una stella
che ci faccia per un giorno
tutti uguali sotto al cielo...
A Natale se mangia o bibbin
co-i bescheutti toccae in to vin...
A Natale si mangia il tacchino
con
(e) i biscotti inzuppati nel vino...
A Natale, in antigo, i Xeneixi fâvan regalli a base de noxe. Se ghe dixeiva "o dinâ da noxe". A Natale, nell'antichità, i Genovesi facevano regali a base di noce. Si era soliti dire "i soldi della noce".
■ Capodanno

In tutta la Liguria numerose erano le usanze per conoscere gli eventi futuri, riservati dall'anno nuovo. Alle ragazze da marito naturalmente premeva sapere se si sarebbero finalmente sposate. A tale scopo, nella notte di Capodanno, gettavano dalle scale una pantofola. Se si fermava con la punta rivolta alla soglia, la fanciulla sarebbe rimasta ancora un anno nella casa dei genitori; se orientata invece all'esterno avrebbe trovato l'anima gemella e formato un  nuovo focolare.

 
Anno nêuvo, vitta nêuvâ. Anno nuovo, vita nuova.
Chi campa tütu l'annu,
u ve' tüte e feste.
Chi vive tutto l'anno,
vede tutte le feste.
■ La Befana

Per l'Epifania, in dialetto Pasquëta, una tradizione ligure ben più antica della classica calza appesa al camino era l'usanza della "scarpa in sciö barcon", la scarpa sulla finestra. La Befana, passando di lì, avrebbe premiato i buoni con dolciumi, i cattivi con pezzi di carbone. Fra i doni, un tempo, predominavano le castagne secche, mentre un vero e proprio lusso era costituito dai "marenghi d'òu" (marenghi d'oro), le prelibate monete di cioccolato, avvolte nella stagnola gialla.

 
A Pasquëta ö giorno ö cresce un'ôetta. All'Epifania il giorno cresce un'oretta.
GENOVA - Effetto rilievo su immagine dello stemma cittadino, originato dai "Corsari Focesi". L'Epifania,
tutte e feste a-e porta via. Ven ô matto de Carlevâ ch'o ne porta ûnn-a carrâ.
L'Epifania,
tutte le feste (le) porta via. Viene quel matto di Carnevale che ne porta una carrettata.
Usanze e maschere del Carnevale
Una delle usanze carnevalesche di Genova più seguite era il "Carossezzo", il corso mascherato che si snodava nelle vie del centro. Erano gli uomini a dare vita alle maschere genovesi più popolari: quella del medico, della balia che solitamente era impersonata da un giovane camuffato che cullava un gatto con tanto di fasce e cuffietta, ma soprattutto del sciö marcheize e del paisan. Questi ultimi si impegnavano nelle parlate, dialoghi in rime improvvisate che permettevano di scherzare sui diversi aspetti della vita cittadina.
A Carnevale, per i bimbi, si moltiplicavano le recite dei burattini, specie quelle facenti capo a Barudda, il più noto fra gli eroi genovesi di legno, che aveva serie difficoltà ad abbandonare il dialetto per l'italiano. In tutte le commediole, fosse ammiraglio o servitore, brigante o re, era sempre al fianco dell'inseparabile Pipia, mingherlino, pallido, col viso sottile e bitorzoluto.
L'atmosfera pazza di Carnevale era interrotta dall'austerità della Quaresima, che iniziava col digiuno del mercoledì delle Ceneri, anche se uno sprazzo di allegria si aveva ancora con la "Domenega da Pûgnatta", ovvero la Domenica della Pentolaccia.
Ai dïsette de Zená Il diciassette di Gennaio
Ai dïsette de Zená
incomensa Carlevâ
Carlevâ o l'é mëzo matto
e o taggia a côa do gatto;
e o gatto sensa côa
o vestiêmo da scignoa,
da scignoa a no veu fâ:
o vestiêmo da mainâ,
da mainâ o no-o fa manco:
viva, viva o Carlevâ!
Il diciassette di Gennaio
inizia il Carnevale
Carnevale è mezzo matto
e taglia la coda del gatto;
ed il gatto senza coda
lo vestiremo da signora,
da signora non vuol fare:
lo vestiremo da marinaio,
da marinaio non vuol far neppure:
viva, viva il Carnevale!
L'urtimo giorno de Carlevâ
de raviêu se ne fa unn-a pansâ.
L'ultimo giorno di Carnevale
di ravioli se ne fa una panciata.
(scorpacciata)
A mèza Quaiésima se spàrta
a mònega.
A metà Quaresima si spacca
la monaca. (*)
A-o primmo d'Arvî,
unn-a burla a se pocu dî.
Il primo di Aprile,
una burla si dice poco.
Ata o bassa, d'arvî l'è Pasqua. Alta o bassa, d'aprile è Pasqua.
Se ciêuve o giorno da Sciansiôn,
l'annâ a va in perdiziôn.
Se piove il giorno dell'Assunzione l'annata (il raccolto) va in perdizione. (malora)
A San Micchê, a castagna
pe o sentê.
A San Michele, la castagna
per il sentiero.
A Sant'Andria, o freido
o sciappa a pria.
A Sant'Andrea, il freddo
spacca la
(e) pietra.(e)
A stae di Santi,
se a no ven doppo, o ven avanti.
L'estate dei Santi,
se non viene dopo, viene avanti.
A San Martin, metti man
a-u bottiscin.
A San Martino, metti mano
alla botticella.
(vino)
Filastrocche per bambini
A moae a canta a-o piccin
Fa nannà puppon de pessa
che a mammà a lè andaeta a messa,
e o papà a piggiâ o perdon,
fa nannà bello puppon !
La mamma canta al bimbo
Fai la nanna pupo di pezza
che la mamma è andata a messa,
e il papà a prendere il perdono,
fai la nanna bel pupo !
GENOVA - Effetto rilievo su fotografia della parte est vista dal Bigo, l'ascensore panoramico del Porto Antico
Ninn-a nanna, nä.....
San Gaitan, mandaeghe o seunno ché o figgieu o n'ha de bezeugno.
San Gaitan o gh'òu mandiâ e mae figgio o s'addormiâ! Ninn-a nanna, nä.....
Ninna nanna, nah....
San Gaetano, mandategli il sonno ché il bimbo ne ha bisogno.
San Gaetano glielo manderà e mio figlio s'addormenterà! Ninna nanna, nah....
U savôun
Son piccin e ben tagiôu
quarche votta profûmôu
fasso a scciûmma comme o mâ
e me dêuvian pe lavâ.
Il sapone
Sono piccolo e ben tagliato
qualche volta profumato
faccio la schiuma come il mare
e mi devono poi lavare.
A bûcca
M'arvo riendo / m'arvo ciansendo
fasso na smorfietta / e son golosetta
chi me sa indovinâ / un bel baixo l'aviâ.
La bocca
Mi apro ridendo / mi apro piangendo
faccio una smorfietta / e sono golosetta
chi mi sa indovinare / un bel bacio avrà.
Giochi di bambini
Careghetta d'ou, ch'a peiza ciù che l'ou, ou e argento ch'a peiza ciù che o vento, vento, venton, caccia all'aia o caregon ! Seggiolina d'oro, che pesa più che l'oro, oro e argento che pesa più che il vento, vento, ventone (#), scaglia in aria il seggiolone!
O cavallin de legno
O l'à e roete e pe demoase i piccin
ö tian con 'na cordetta:
"Trotta, trotta cavallin de legno,
a-e corse te veugio portâ!
Il cavallino di legno
Ha le ruote e per giocare i piccoli
lo tirano con una cordicella:
"Trotta, trotta cavallino di legno,
alle corse ti voglio portare!
"
GENOVA - Effetto rilievo su fotografia della Lanterna (uno dei simboli della città), vista dal Molo Italia Tamburlin
Tamburlin,
s-ciùppa in man,
s-ciùppa in tèra....
viva la guèra !
Tamburino
Tamburino,
scoppia in mano
scoppia in terra....
viva la guerra !
U rattin
Rattin, rattin, cöse ti fae
in to mae giardin?
Pitto l'uga moscatella.
Dammene unn'axinella.
No te ne veuggio dâ.
E mì te tìo o pestello.
E mì te tìo o mortâ.
E miì te vegno a ciappâ!
Il topolino
Topolino, topolino, cosa fai
nel mio giardino?
Becco l'uva moscatella.
Dammene un acino.
Non te ne voglio dare.
E io ti tiro il pestello.
E io ti tiro il mortaio.
E io ti vengo ad acchiappare!
NOTE:
(*) In alcune zone, "A Domenega da Pûgnatta" ovvero la Domenica della Pentolaccia, invece della pentola si spaccava la "mònega" che era un manichino da sarta vestito di tutto punto, con una pentola ricolma di dolci al posto della testa. A La Spezia, la festa della Pentolaccia era detta anche la "Domènega di véci" ovvero la Domenica dei vecchi.
(#) Accrescitivo di vento, poco usato in lingua italiana, sta per vento molto forte, buriana, tempesta.
Grafica per info Celebri proverbi sono contenuti anche nelle altre pagine del sito
     dedicate al dialetto genovese, comprese quelle del Mini Dizionario.
 

Close Up

Fotografie, eventi, turismo, personaggi, arte e cultura

Colombiadi 1892 e 1992
Nel 1992 le celebrazioni per il 500° anniversario della scoperta dell'America hanno consentito al capoluogo ligure un notevole rilancio in campo internazionale. Anche le feste colombiane del 1892 attirarono su Genova gli occhi del mondo...

Elenco puntato - Colombiadi 1892 e 1992

Cristoforo Colombo
Uscito dall'adolescenza cominciò ad interessarsi ai viaggi di mare, dedicandosi con amore agli studi geografici ed assecondando in tal modo la sua naturale inclinazione per le ricerche scientifiche. Convinto della rotondità della Terra, partì da Palos il 3 agosto 1492 per la scoperta di nuovi mondi...

Elenco puntato - Cristoforo Colombo

Il principe Andrea Doria
L'abilissimo ammiraglio genovese diventò ricco e potente, ma non perse mai quelle caratteristiche morali che lo avevano contraddistinto fin da giovane. In una sua biografia si legge: "Aveva aspetto eroico, gravità virile e gesto umano... il sobrio vivere e il suo parco vestire non erano da principe ma da privatissimo gentiluomo..."

Elenco puntato - Il principe Andrea Doria

Funicolari e Ferrovia
A Genova effettua servizio una delle tranvie a cremagliera più antiche d'Italia, che collega la zona della Stazione Principe con il quartiere collinare di Granarolo. Assieme alle altre funicolari consente di accedere a punti panoramici per vedere la città dall'alto....

Elenco puntato - Funicolari e Ferrovia

Teatro popolare e di strada
Le esibizioni teatrali in strada hanno origini molto remote. Le prime notizie di giocolieri e saltimbanchi risalgono addirittura all'antico Egitto. Nel 2004 il comune di Genova ha riconosciuto l'arte di strada come fenomeno culturale e ha regolamentato la materia...

Elenco puntato - Teatro popolare e di strada

Alluvioni in Liguria dal 1894
In Liguria i disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da
sempre una costante del territorio...

Elenco puntato - Alluvioni in Liguria dal 1894
 
 
 
 
TOLTE DAL CASSETTO - Finestre fotografiche su Liguria e Toscana
19037 Santo Stefano di Magra - LA SPEZIA  IT
   

HOME PAGE

PHOTO MAGAZINE

SITE GALLERY

INFO/CREDITS

LINKS/MAIL

SITEMAP